Attraverso i filmati di Geniale Olivieri un docu che racconta la vita di Jesi

Maurizio Paradisi e Geniale Olivieri
JESI - «Ho vissuto attraverso i suoi occhi un passato che fa parte del mio presente, ma che non conoscevo». Così Maurizio Paradisi, traduce in parole il...

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JESI - «Ho vissuto attraverso i suoi occhi un passato che fa parte del mio presente, ma che non conoscevo». Così Maurizio Paradisi, traduce in parole il film documentario che il 6 giugno sarà proiettato al Teatro Pergolesi di Jesi alle ore 21 con ingresso gratuito. “JesiGèniale” è il titolo di quello che viene definito dagli jesini “un omaggio al più grande cineamatore della città”: Geniale Olivieri, classe 1927. 


Era il gennaio 1954 quando per la prima volta Geniale accese una “telecamera che era quasi di latta” e iniziò a imprimere la vita di Jesi: cortei, scioperi, inaugurazioni, feste in piazza, testimonianze post guerra, fatti di cronaca, sport, dibattiti, racconti di vita quotidiana con volti e voci dell'epoca. 
Il suo archivio ha il sigillo dello Stato dal 1994 e dal 1996 Olivieri è “con immenso orgoglio cittadino benemerito di Jesi”. Sessanta anni di riprese in bianco e nero, poche a colori «perché a mio avviso è meglio il bianco e nero», verranno raccontate dalla voce di Geniale Olivieri con un sottofondo musicale, inedito, a cura del sassofonista Samuele Garofoli e del quintetto Maloo; direzione artistica di Carla Saveri.
 
«Quando ero bambino c'era la povertà a casa mia e io mi divertivo, viaggiando con l'immaginazione, ascoltando i racconti di vita vissuta dei miei genitori» - racconta Geniale con il volto appoggiato sulla mano destra e lo sguardo pieno di luce - «Pensavo che quello che loro mi dicevano, di lì a poco, più nessuno avrebbe più potuto raccontarlo e altri sentirlo. Così decisi di imprimere nella pellicola i loro racconti e quello che accadeva nella mia Jesi, per poter lasciare un'impronta di quello che era il presente di allora».


Un lavoro certosino il suo: dopo ogni ripresa si recava dal giornalista Giuseppe Luconi che gli scriveva la didascalia con la cronaca delle immagini. Le pellicole in passato venivano proiettate nelle case dei privati, al teatro Pergolesi ma anche nelle scuole per fare formazione. «Mi vien da sorridere ripensando agli jesini, il giorno seguente una mia proiezione, che dicevano di essersi visti al cinema» - ricorda il cineamatore ex funzionario di banca - «Ero presente ovunque, mi piaceva andare per i vicoli e ascoltare le persone. Vorrei però puntualizzare una cosa: non sono io che sono bravo, semplicemente... io c'ero».  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico