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FERMO - È tempo di bilanci per l’edizione 2023 di RisorgiMarche appena conclusa. Una edizione (la settima del festival), che è stata preceduta dalle emozioni “intime” di Riverberi, la scorsa primavera.
La soddisfazione
«Quest’anno – commenta Giambattista Tofoni ideatore di RisorgiMarche insieme a Neri Marcorè – è andata molto bene, il lavoro è stato impostato in modo sempre più sostenibile, il successo è stato grande ad ogni appuntamento, anche dal punto di vista artistico. Il pubblico è rimasto soddisfatto».
Non solo gli organizzatori e il pubblico, ma anche gli stessi artisti, come aggiunge Tofoni: «Alcuni, come Motta, hanno voluto esserci pur non essendo in tournée.
«Volevamo porre l’accento – prosegue Tofoni – sul territorio, ed è andata benissimo. A Frontone le emozioni non sono mancate, tra letteratura e musica. Nel complesso è piaciuto sempre di più l’approccio con cui gli artisti e il pubblico sembrano conversare e questo è molto emozionante. Il format mi piace sempre di più». Al concerto di Mario Venuti, il 10 agosto sul Monte Moscosi, era presente anche Neri Marcorè che, come ha dichiarato lo stesso musicista, lo aveva invitato personalmente.
«Neri – aggiunge Tofoni – ha ideato l’evento, i primi 3 anni era sempre presente, poi ha avuto degli impegni e non sempre c’è potuto stare». Tra le collaborazioni quelle con scopi solidali. «L’Anfass – ricorda – che gestisce il merchandising e i cui ricavi vanno in favore del loro progetto La casa nel cuore di San Ginesio, o il Frollabus, con il microbiscottificio che lo scorso anno ci ha dedicato “Sibillino”. A proposito di solidale, quest’anno abbiamo anche portato 20 disabili ai concerti un grande sforzo organizzativo. Vorremmo ringraziare anche tutti gli sponsor».
L’anteprima
Gli undici appuntamenti sono volati via in un baleno, preceduti dalla dimensione ancor più intima dei Riverberi in primavera, sempre portati avanti dall’organizzazione di RisorgiMarche. «Una formula – puntualizza Tofoni – che ha permesso di ospitare artisti soli, vivere esperienze in altri luoghi, con progetti anche sperimentali, penso ad Alfredo Laviano». Ora qualche giorno di riposo, pochi per la verità, perché, chiude Tofoni, «questo progetto per me è il modo di contribuire al territorio. Chiaramente chi lavora viene pagato e presto tornerò al mio lavoro». Lavoro che lo vede impegnato come network manager della Europe Jazz Network. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico