Finardi apre RisorgiMarche: «Da “Voglio” a “Extraterrestre” ma ci sarà anche tanta spiritualità»

Finardi apre RisorgiMarche: «Da “Voglio” a “Extraterrestre” ma ci sarà anche tanta spiritualità»
MOGLIANO - L’attesa è quasi terminata, la settima edizione di RisorgiMarche è pronta a partire domani, giovedì 13 luglio, alle ore 18, al parco fluviale...

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MOGLIANO - L’attesa è quasi terminata, la settima edizione di RisorgiMarche è pronta a partire domani, giovedì 13 luglio, alle ore 18, al parco fluviale Santa Croce di Mogliano, dove arriverà Eugenio Finardi accompagnato da Raffaele Casarano al sax e Mirko Signorile al pianoforte, per il concerto “Euphonia suite”. Per raggiungerlo dal parcheggio una passeggiata di circa 20 minuti. Info e link ai biglietti (6 euro) sul sito di RisorgiMarche.


Finardi, come nasce lo spettacolo?
«Nasce durante il lockdown, volevo creare un flusso che scuotesse le coscienze. Sa, ascoltare un canto o un ritmico musicale altera lo stato di coscienza già dopo 12 minuti».
Che spettacolo sarà?
«Una suite di canzoni, un percorso di meditazioni, di ascolto di musica, e del significato più profondo delle parole. È un’esperienza tutta da vivere. Un mio amico è venuto a sentirlo a Como e mi ha detto che, pure se aveva visto almeno una trentina di miei concerti, questo lo aveva “rapito”. Succede anche a me, a volte la musica mi commuove. Nel concerto c’è pure un po’ di improvvisazione, i musicisti che mi accompagnano sono straordinari. Allo stesso tempo aiuta a ritrovarsi, tanto che all’inizio del concerto dico “applaudite quando ne avete bisogno”».
Solo improvvisazione o c’è anche una scaletta? 
«La scaletta c’è, è fissa proprio per il percorso che ho voluto creare e che parte da “Voglio”, che fa parte dei miei inizi, e finisce con “Extraterrestre”, per ricominciare, per rendere questo progetto continuo. Certo c’è anche dello swing, con un tocco di divertimento, ma l’esperienza termina quasi come un momento di spiritualità».
Cos’è la musica per lei? 
«L’arte primaria, la più forte di tutte, la musica è matematica, è fisica. Si può ascoltare la classica, si può ascoltare Finardi, si possono ascoltare i Ricchi e Poveri: l’esperienza è sempre la stessa, ci si collega all’Universo. Non a caso nell’antica Roma ad accompagnare i momenti di raccolta delle offerte c’era la musica. La musica è un’arte rivolta all’assoluto, la letteratura invece è il contrappunto, è soggettiva, come soggettivo è il linguaggio di ciascuno. Ecco l’incontro tra queste due arti da origine alla canzone perfetta».
Come vede la musica oggi? 
«Dovrei dire cosa penso del pubblico. I grandi concerti negli stadi, sono tutti “ammassati”, io ci sono stato. L’acustica è pessima, gli artisti sono piccolissimi, lo schermo per far vedere meglio è gigantesco. Lì non c’è ascolto, poi se gli chiedi di ascoltare canzoni o brani in un clima più intimo, non sembrano contenti. L’artista (o gli artisti) vanno goduti, ascoltati. Poi se parliamo di musica, io ho settant’anni, ho cominciato 50 anni fa, all’epoca o anche prima di tanti classici della musica italiana. Ecco io, come loro, dopo tutto questo tempo, siamo ancora qui». 
E dei Maneskin cosa pensa? 


«Con i Maneskin lavora un mia ex collaboratrice. Loro mi piacciono, anche perché hanno realizzato quello che avrei voluto fare io a vent’anni. Sono molto conosciuti anche all’estero, ma credo che per molti il limite sia proprio la lingua». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico