Quattrini, una donna fragile in “Slot”, sul palco nella Falerone romana insieme a Barale e Conte

L’attrice Paola Quattrini
FALERONE - Una lunga carriera tra cinema e teatro: Paola Quattrini sarà insieme a Paola Barale e Mauro Conte, questa sera, alle ore 21,15, al teatro romano di Falerone...

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FALERONE - Una lunga carriera tra cinema e teatro: Paola Quattrini sarà insieme a Paola Barale e Mauro Conte, questa sera, alle ore 21,15, al teatro romano di Falerone (info 0733865994). “Slot” questo il titolo dello spettacolo è stato scritto da Luca De Bei, che ne ha curato anche la regia. 

 


Lo spettacolo 
«Luca De Bei ha cucito il ruolo di Alessandra, il mio personaggio, appositamente per me – racconta Paola Quattrini -. Mi è subito piaciuto e ho accettato. Il ruolo è bello, mi ha ricordato la “mia” Blanche, una donna che rideva ma era anche molto fragile, sola, commovente». In “Slot” Alessandra è una donna abbandonata dal marito, con il vizio del gioco, e passa da momenti di felicità a grandi depressioni. «É un dramma in una commedia divertente – spiega ancora la protagonista -. Si passa dal pianto al riso, come accade spesso a tutti. Nel momento in cui il mio personaggio gioca è lontana dalla realtà e quindi più felice». Mauro Conte, sul palco sarà Francesco, il figlio di Alessandra e, racconta la Quattrini, «non è la prima volta che fa mio figlio. Lo è stato anche in Tempeste Solari, De Bei lo ha visto, e lo ha voluto fortemente per questo ruolo. Inizialmente previsto per i nostri due personaggi, lo spettacolo si è poi allargato, e in un secondo momento è arrivata anche Paola Barale, nel ruolo di Giada, vitale per la nostra commedia. Sulla scena saremo noi tre. Lo spettacolo racconta una storia di solidarietà tra donne. Alla fine il mio personaggio sarà aiutato e consolato, oltre che dal figlio, anche da Giada, che è stata la nuova donna di suo marito».
La carriera 


L’attrice parla con passione di questo ruolo, come dei tantissimi altri che ha interpretato da quando ha iniziato fino ad oggi. Ciascuno gli ha lasciato emozioni diverse, a seconda della persona con cui ha lavorato. «Quando ho capito che fare l’attrice sarebbe stata la mia strada? Inconsapevolmente, non me ne sono resa conto, è stato naturale, crescendo. Mia mamma mi raccontava che se da piccola mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande io rispondevo che avrei fatto la ballerina. Invece ho cominciato a recitare, e tutti mi dicevano che ero capace: mi spiegavano cosa dovevo fare e lo facevo. La recitazione è nel mio Dna». Tra tutti gli spettacoli e i personaggi che ha interpretato, c’è il film “Un tram che si chiama desiderio”, che ricorda con particolare affetto. «Una commedia che ho voluto interpretare, un ruolo sofferto e complicato nel testo, mi è rimasto dentro: tre anni e mezzo per venirne a capo – racconta la Quattrini -. Poi vorrei citare “La locandiera”, che mi ha fatto incontrare Lorenzo Salvetti». A lui aggiunge anche i nomi di Gianni Santuccio, Franca Valeri, Pietro Garinei, con il quale ha fatto cinque spettacoli al Sistina, e Walter Chiari. Ama il teatro e quando ne parla, inevitabilmente finisce per affrontare il tema della pandemia: «Già il teatro soffriva di suo, ora con il pubblico ridotto, la gente si scoraggia. Il nostro mondo non è fatto solo degli stabili, i piccoli e i privati devono poter ripartire per sopravvivere». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico