Elena Sofia Ricci: «Cambio spesso per noia, ma non voglio mollare suor Angela»

Elena Sofia Ricci
Una, nessuna e centomila: Elena Sofia Ricci ama cambiare pelle e personaggi molto spesso, evita così la noia sempre in agguato. Ma per Che Dio ci aiuti (appena terminato su...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una, nessuna e centomila: Elena Sofia Ricci ama cambiare pelle e personaggi molto spesso, evita così la noia sempre in agguato. Ma per Che Dio ci aiuti (appena terminato su Rai Uno) potrebbe fare un’eccezione, come anticipa a Leggo al Cortinametraggio.


Difficile lasciare andare suor Angela? «Sono allergica alla ripetizione e infatti mollo le serie dopo qualche stagione (vedi I Cesaroni, ndr) per essere libera dalle etichette ma stavolta potrei farci un pensierino. Dopo il successo della stagione 4, e nonostante la preoccupazione per la collocazione domenicale, sono sempre più convinta che la formula funzioni e che si tratti di un prodotto coraggioso».

Perché il debutto a teatro con “Mammamia Bella”? «Il teatro è una palestra che mi rigenera e mi rimette in discussione, altrimenti mi annoio e invece voglio continuare a sorprendere me e il pubblico, quindi riproporrò lo spettacolo e ne ho in mente un secondo».

Mai pensato alla scrittura? «Ora sì: da appassionata di psichiatria sto lavorando a un thriller scomodo, e mi sono ritagliata anche un ruolo, ma non quello principale. Quest’esperienza mi fa tornare agli esordi». Come mai? «Il tema è difficile da far digerire e mi spaventa, ma ci credo e non mollo, persino il Ministero della Salute mi ha scritto una lettera di encomio».

Si lega a un’esperienza reale? «Ho iniziato a lavorarci 11 anni fa, quando sono venuta a conoscenza di una certa psicopatologia. L’ho proposto e mi hanno riso in faccia, perché è un film di genere. L’ho riscritto varie volte e continuerò a proporlo».

Al Cortinametraggio ha riproposto “Amore rubato”, a che punto siamo con la parità di genere? «Noi donne vorremmo un uomo alfa e al tempo stesso essere autonome, ma il partner non tollera che la compagna sia superiore a sé, ad esempio quando guadagna più di lui».

E in campo professionale? «Una volta mi hanno detto: “Tu come donna non puoi parlare di tematiche sociali”. Ero scioccata perché abbiamo storie femminili importanti da condividere e dobbiamo farlo».


L’età è ancora un tabù? «Ho sempre saputo che i ruoli migliori per le attrici sono dai 20 ai 50 anni. Allora mi sono reinventata e quel cambiamento, all’inizio obbligato, si è poi trasformato nella linfa che mi nutre ogni giorno». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico