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PESARO - Come vi immaginereste delle colonne sonore di un film che non esiste? Michele Panzieri, dj e musicista, una delle voci più conosciute nella sua Pesaro, dove da poco ha aperto Spazio Webo, luogo di produzione e fruizione musicale, si è inventato un progetto creativo, curioso e particolare, realizzando colonne sonore di film inventati, film che probabilmente non esisteranno mai, ma di cui viene realizzata la colonna sonora.
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Dal noir al western, dal beat all’horror, l’importante è avere tanta fantasia.
La passione
Come nasce la musica per un cinema inventato? «È un’idea che ho da anni perché ho da sempre la passione per il cinema.
Attualmente ce ne sono già tre: ce li “racconta”? «Il primo è “Una notte a Roma”, un noir in b/n per la regia di Bruno Carducci, con James Graal e la straordinaria partecipazione di Sara Logan, che non esistono ovviamente. Una storia crepuscolare, a metà tra Fellini e La grande bellezza, con un’atmosfera jazz. A fianco a me, pianoforte e contrabbasso, ci sono Simone Sciocchetti alla batteria, e, come ospite, il sassofonista Jean Gambini. Il secondo è un western “Adios”, mentre, questa settimana, abbiamo realizzato “Killer Freak” ambientato negli anni ’60 italiani, con una colonna sonora molto beat: un gruppo di ragazzi prende in affitto una villa per fare una festa e poi fa una strage, ispirato ai film di Mario Bava. L’ospite, per questi ultimi due, è Matia Costantini all’organo».
Come si inizia a lavorare ad una colonna sonora di un film inesistente? «Ovviamente io mi immagino tutto il film e quando lo racconto a Sciocchetti arrivo persino a mimare le scene, fisicamente! Per questo mi è anche venuta l’idea di proporle in teatro, con due attori sul palco che mimano alcune scene accanto ai musicisti: il processo creativo è molto giocoso, lascia molto spazio alla fantasia».
Un modo diverso per scrivere musica? «Il mio ultimo album è stato ultimato sotto covid e ho deciso di rimandarne l’uscita. La musica che potrebbe uscire da un periodo come questo rischia troppa empatia con la pandemia. Inventando film, invece, ti estranei da tutto, è un modo creativo di alleggerire questo momento, un po’ come Salgari che ha scritto Sandokan senza muoversi da casa! Poi stanno anche venendo fuori delle interessanti sceneggiature: insomma c’è il rischio che questo “Cinema inventato” diventi vero, anche perché questi sono film che mi farebbe piacere vedere al cinema. Intanto, magari, potremmo iniziare dal teatro».
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