ROMA - Non importa quanto faticoso, massacrante o disgustoso sia. Nè che a fine della giornata le braccia facciano male più di quando giocava a rugby. Rimboccate le...
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In programma, sei nuove puntate per altrettante regioni, prodotte da Dry Media per Discovery Italia, con 12 mestieri,
poco conosciuti e ancora più pericolosi, più uno speciale natalizio sui «duri» lavori delle Feste e cosa si nasconde
dietro luci, musiche e cibi sofisticati. Dodici sfide «senza limiti» («D'altronde se non ungo mi sporco», ripete spesso),
in cui Rubio ogni volta si mette realmente in gioco al 100%, portavoce di una parte d'Italia autentica e sincera, a volte invisibile o volutamente ignorata, ma fondamentale per il Paese.
«Non mi preparo mai, per mantenere il vero effetto sorpresa - racconta - L'intento è mostrare ciò che non si vede,
raccontare quanto lavoro, fatica fisica o grandissima precisione, si celi dietro prodotti che siamo abituati a vedere,
ad esempio, sugli scaffali di un negozio». Il viaggio quest'anno parte dalla Sicilia dove Rubio ha prestato servizio
nello stabilimento di smaltimento olii, grassi e scarti animali della Sicilgrassi («luogo disgustoso, con persone che per portare la pagnotta a casa fanno un lavoro che pochi accetterebbero»), per poi andare ad aiutare i manutentori della funivia sull'Etna, appesi a 20 metri d'altezza a riparare cabine e cambiare pezzi usurati.
E ancora, tappa in Toscana, tra i trippai fiorentini, «per capire come da un organo destinato a raccogliere feci nasca uno dei piatti più invidiati al mondo» e a sfasciare automobili in un'autodemolizione a Carrara. E poi, viticoltore e taglialegna in Valle D'Aosta, coltivatore diretto e manutentore dei binari delle ferrovie in Lombardia, fino a scontrarsi con «il disastro e l'ignoranza dei cittadini italiani che non seguono la raccolta differenziata», in una discarica pugliese. O con i mestieri tutti italiani che rischiano di scomparire, sul lago di Lesina, «dove per colpa di burocrazia e inerzia della Regione i pescatori di anguille da cinque anni attendono un regolamento che non arriva e non posso svolgere il loro lavoro nella legalità. Una situazione assurda - dice - dove un bene culturale e gastronomico, un luogo che nulla ha da invidiare, ad esempio, a Comacchio, rischia di morire, con i padri che dicono ai figli
di non seguire le loro orme».
L'incontro più importante di questa stagione, forse, nelle Marche, in un'azienda agricola, dove si allevano volatili e
pollame, «oggi gestita da un rifugiato politico. Si - sottolinea - uno di quelli che molti additano come nullafacenti.
Il suo lavoro, invece, ci insegna anche l'importanza di prendere e consumare dalla natura solo il minimo indispensabile». Ma per Chef Rubio, che a dicembre sarà anche produttore di un corto sulla comunità Rom a Roma, parte di un più ampio progetto sul tema dell'integrazione, alla fine del viaggio qual è l'obbiettivo? «Speriamo non resti solo uno specchio per chi vuole guardarsi, ma che qualcuno davvero a casa dica al padre "da grande voglio fare questo"». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico