ANCONA - Vulcanica ed esuberante, all'improvviso riflessiva e affettuosamente complice. Veronica Pivetti dà a ogni suo personaggio la sua carica incontenibile. Una...
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Il film tratta un tema ancora spigoloso, e di grande attualità: cosa succede in una famiglia quando un adolescente scopre e rivela le sue inclinazioni omosessuali? Veronica è perentoria, come sempre.
“È un dramma e lo sarà, temo, ancora per anni in un paese omofobo come il nostro. Ma per fortuna è anche un tema molto dibattuto, sebbene spesso con astio, violenza, anche se di passi in avanti verso il rispetto delle scelte individuali se se sono fatti, anche, guarda un po', grazie alla politica”.
Che coraggio, debuttare nella regia... e proprio con un tema “caldo” come questo!
“Il soggetto, di Giovanna Gra, mi piaceva molto, anche perché parte da una storia vera. E perché tratta di adoolescenti che dialogano, di una famiglia progressista, che però di fronte a questa rivelazione del figlio si scopre un po' meno progressista. Lui, Rocco, allora rivendica la propria libertà, ma si sente incompreso e scappa. Il suo è un viaggio fisico e psicologico, come quello di mamma Olga, interpretata da me, che con la nonna lo segue, per capire. Tutti fanno i conti con la realtà e alla fine ciascuno matura a modo suo: c'è chi capisce, e chi no”.
Un percorso doloroso. Ma allora perché il film è definito “commedia”?
“Sorridere rende tutto più facile da capire, il riso è attraente, soprattutto con un tema delicato come questo, trattato anche molto male dalla società. Anzi, a questo riguardo sono molto orgogliosa del patrocinio di Amnesty International, che di solito sostiene film drammatici, che affrontano problemi molto duri, spinosi. Per questo considero questo patrocinio un bellissimo fiore all'occhiello”.
Un adolescente per protagonista: sull'onda di “Provaci ancora, prof!”. Quanto le è servita l'esperienza di quella fiction?
“Per debuttare come regista. Mi è servito stare tanto sul set, mesi e mesi, senza sprecare un attimo di tempo. Mi è servito l'esercizio alla velocità, anche se il mio film è molto distante da una produzione televisiva. Usa un linguaggio crudo, diretto, tipico di ragazzi di 15, 16 anni che in tivù, in fascia protetta, non ci si può davvero permettere”.
Più crudo?
“In un film come questo mi interessava toccare l'aspetto sessuale, molto forte in un argomento come questo. Non ci sono scene particolarmente spinte, ma non ci puoi girare intorno, perché nell'adolescenza è il problema dominante”.
Un'esperienza positiva? Ci riproverà?
“Certamente, non vedo l'ora... ma con calma. È una cosa che devi preparare con dedizione e amore. Ti ci devi dedicare a tempo pieno. Un film è... un figlio!”.
Provaci ancora, Veronica!
Accanto a Veronica Pivetti, in “Né Giulietta né Romeo” recitano Andrea Amato (Rocco), Pia Engleberth (nonna Amanda), Corrado Invernizzi (il marito separato di Olga, Manuele), Carolina Pavone e Francesco De Miranda, (i due amici del cuore di Rocco). Dice Veronica: “È vero, recito spesso con i giovani, ma nella fiction spesso sono più grandi di quello che sembrano. Invece i protagonisti del film sono davvero degli adolescenti. Andrea Amato quando l'ha girato non aveva ancora 17 anni, Francesco De Miranda poco meno di 14... quando sono tanto giovani, l'approccio è diverso, come diverso è recitare insieme a loro e dirigerli. Devi avere tutto sotto controllo. È una grande assunzione di responsabilità. Il lavoro è corale, tutti sono stati per me di grande aiuto, ma poi è chiaro che la baracca la reggi tu!”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico