Bud Spencer, il figlio: «Amicizia con Terence Hill? Non si prendevano. Mangiava fino a due chili di pasta, le diete non erano per lui»

Giuseppe Pedersoli fa un ritratto del padre Carlo, scomparso 7 anni fa, tra momenti di vita familiare e imprese folli

Bud Spencer, il figlio: «Amicizia con Terence Hill? Non si prendevano. Mangiava fino a due chili di pasta, le diete non erano per lui»
Un ritratto intimo e affettuoso quello che Giuseppe Pedersoli, uno dei tre figli di Carlo, famoso nel mondo come Bud Spencer, fa dell'attore icona del cinema italiano...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un ritratto intimo e affettuoso quello che Giuseppe Pedersoli, uno dei tre figli di Carlo, famoso nel mondo come Bud Spencer, fa dell'attore icona del cinema italiano attraverso aneddoti che ne svelano un lato meno conosciuto al grande pubblico. Come quello di padre permissivo e affettuoso: «Se era papà ad accompagnarmi a scuola, finiva che in classe non ci arrivavo mai. 'Tanto che ci vai a fare?' E mi portava in gita all’aeroporto dell’Urbe o alla scuola di aviazione di Foligno, al porto di Fiumicino o alla concessionaria Mercedes», ricorda in un'intervista al Corriere della Sera. 

 

Nonostante il successo cinematografico, Bud Spencer manteneva un approccio distaccato al suo lavoro di attore. «Del lavoro di attore parlava poco, con distacco, come se ogni film potesse essere l’ultimo. E invece arrivò a 100», rivela Giuseppe.

 

Il rapporto con Terence Hill

La collaborazione tra Bud Spencer e Terence Hill ha creato alcune delle coppie cinematografiche più amate. Tuttavia, fuori dal set, i due attori erano, sorprendentemente, timidi e riservati. «Terence è buono e gentile, però molto introverso. E poi, quando non lavorava, viveva negli Stati Uniti. Saranno usciti a cena insieme tre volte in vita loro», rivela Giuseppe, svelando una dinamica interessante tra i due amici di lunga data.

Il gigante

Bud Spencer era un gigante: «Un metro e 92 per 120 chili, poi saliti a 165. Da giovane era bellissimo, poi si è lasciato andare, ma aveva analisi perfette. Non dava affatto l’idea di un ciccione, piuttosto di un uomo molto forte». E infatti di mettersi a dieta non aveva alcuna intenzione: «Partiva sempre con un carico di spaghetti, olio e pomodori. Una volta li ha conditi con i cornflakes. La sua roulotte era affollata, cucinava la sarta Ida. Se gli facevi due kg di pasta poteva mangiarseli tutti. Andò da Messeguè, in Svizzera. Gli presentarono un vassoio con due pere cotte. Al che saltò dalla finestra del primo piano e scappò in rosticceria. La seconda volta gli fecero pagare dieci giorni in anticipo, resistette due. La famosa sera di Italia-Germania 4 a 3, con il produttore Italo Zingarelli, 180 chili pure lui, si fecero fuori 60 polpette e non so quanti filetti di baccalà».

 

Le passioni

Bud Spencer, oltre ad essere un attore di successo, era un appassionato aviatore. Giuseppe racconta delle audaci imprese di suo padre, come l'acquisto di una pista di atterraggio durante le riprese di "Più forte ragazzi!" in Colombia. «Dormiva perennemente con la radio accesa e collegata con il traffico aereo del posto», rivela il regista 62enne. Bud Spencer era un amante dell'avventura: «Era capace di dire a mamma: 'Non torno per pranzo' e partire per una transvolata oceanica. Una volta bussarono alla porta due svedesi. 'Suo marito è naufragato ma dice di non preoccuparsi, torna presto'. Riapparve dopo 4 giorni», racconta Giuseppe, svelando il lato avventuroso e imprevedibile di suo padre.

L'addio

Giuseppe condivide anche il momento toccante dell'addil, 7 anni da. «Puoi anche avere Superman come padre, ma arriva il momento in cui lo vedi diventare fragile. Quando ha capito che non poteva più giocare, si è lasciato andare. Non c’è da sette anni però è come se si fosse “virtualizzato”. È ancora qui. Sentiamo il suo passo, il vocione, il profumo, una sera sì e una no lo vediamo in tv. Non era un santo o un divo, ma uno di famiglia. La sua ultima parola fu: "Grazie"».

Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico