Bruno Radicioni, l’uomo e l’artista che amava tanto “le sue Marche”

Bruno Radicioni, l’uomo e l’artista che amava tanto “le sue Marche”
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FANO - Ha per titolo "le sue Marche" l'evento mostra d'arte allestita presso il nuovissimo Hotel-Tag di Fano con i patrocini di Regione, Provincia di Pesaro-Urbino e Comune di Fano. Sicuramente interessante la retrospettiva del noto artista fanese, l'unico che sia riuscito ad affermarsi nel XX secolo scorso a livello anche internazionale, grazie forse al suo inconfondibile stile di figure calve che tutti possono riconoscere anche dalla distanza di chi osserva l'opera. In mostra circa venti opere olii originali, grazie al contributo di archivio della Fondazione Bruno Radicioni, raffiguranti paesaggi della nostra Regione che l'artista dopo aver trascorso anche un decennio in Canada negli anni 50/60 ha ritrovato e amato con un occhio artistico non più del giovane alle prime armi, ma del professionista carico del bagaglio di esperienze che solo le grandi metropoli già da allora come Toronto e Montreal possono offrire, e per queste ragioni luoghi quali l'appennino tosco-marchigiano, le spiagge con barche ormeggiate, campi di girasoli con cavalli al pascolo riempivano le sue tele realizzate all'istante sul luogo cariche di colori provenienti dal suo più profondo io denso di amore per la sua ritrovata regione e città dove risiedeva.




Purtroppo nel momento della maturità artistica, quando si parla per un artista, sulla soglia delle 65 primavere vissute per lo più assieme a persone semplici che l'artista ritrovava nei tragitti delle sue escursioni che spesso lo conducevano sino all'estero a realizzare nuove conquiste paesaggistiche, è venuto a mancare dando a noi ora l'immaginario di cosa potrebbe aver potuto realizzare un maestro del colore che come un bambino ogni mattino, carico di entusiasmo e passione, si svegliava con il desiderio di andare a dipingere, solo dipingere perché è cosi che si è artisti sin dalla nascita.

La mostra rimarrà aperta sino a gennaio 2014. Ingresso libero. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico