Ciao Franco, dal pianto ai ricordi anche nelle Marche il dolore per la morte del grande artista

ANCONA - Il pianto di Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, ascoltando “Le stagioni dell’amore” di Franco Battiato, testimonia...

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ANCONA - Il pianto di Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, ascoltando “Le stagioni dell’amore” di Franco Battiato, testimonia l’impatto che l’artista siciliano, scomparso ieri all’età di 76 anni, ha avuto a cavallo di due secoli: quello in cui ha sperimentato l’avanguardia e innovato la musica pop e quello in cui ha percorso la ricerca del senso attraverso la musica e le parole. È forte la commozione anche nelle Marche per una perdita che, ognuno, attraverso una canzone e un verso, cerca di colmare con un ricordo.

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Dice Gallo: «Avevo da poco compiuto quarant’anni, e stavo attraversando in auto la Basilicata, in un paesaggio struggente di fine estate, con una persona che conoscevo appena. Ero in una fase bizzarra della mia vita, alle spalle una storia importante che si era chiusa da poco. All’improvviso, nell’auto risuonò la canzone “Le stagioni dell’amore”. Non la conoscevo, ma sono scoppiato a piangere come un bambino: in un lampo ho pensato che non era finito proprio niente, che avevo ancora molte cose da fare. Un’illuminazione. Mi fu di grande aiuto».

Ringraziamento laico quello di Michele Caporossi, dg dell’Azienda Ospedali Riuniti, che estrae dalla memoria frammenti di versi che Battiato ha regalato nelle sue canzoni. «Un’infinita storia di strade, dalla prospettiva Nevskyj che fece rivivere da Gogol all’impero dei nuovi zar sovietici, fino a quelle oniriche dei campi del Tennessee. L’iperbole della relatività generale, la fisica che si fa poesia, le correnti gravitazionali superate per trovare la dimensione vera dell’infinito. E poi: “ci vuole un’altra vita”. Il taedium vitae superato dall’amore, da linguaggi che trascendono da parole o musica. Un gigante della poesia cosmica e della musica nova che sillaba fuori dagli schemi della metrica del passato che non potremo dimenticare».


«Persona di straordinaria sensibilità e spiritualità» lo descrive Giorgia Latini, assessore regionale alla Cultura. «Il suo invito a considerare la vita spirituale e la riflessione di non essere corpo ma soprattutto anima non si possono dimenticare. Il punto più alto di questa espressione è “La cura”». Stefano Papetti, direttore dei musei di Ascoli, ricorda un’altra passione di Battiato: «si interessava molto all’arte; l’ho conosciuto a Salemi quando c’era una doppia mostra, una di Modigliani, e poi un’altra con le opere di Licini, che avevamo portato noi. La canzone più bella? “La cura”».

L’artista Leonardo Cemak parla di «un grande autore». Per i contenuti perché «lasciava spazio alla interpretazione dell’ascoltatore con le sue argomentazioni filosofiche e l’uso di metafore e linguaggio allusivo». Inoltre per «i riferimenti culturali, letterari e musicali, dell’Oriente e del mondo arabo». Racconta, infine, che ieri mattina, da Madrid gli è arrivato un messaggio di un’amica con il video de “La stagione dell’amore”. Battiato universale.

La stessa canzone è nel cuore di Meri Marziali, già presidente della Commissione pari opportunità della Regione, secondo la quale «era un uomo d’altro tempi e un vero poeta». Battiato è uno dei pochi artisti italiani che ascolta Cesare Catà, filosofo e performer, che afferma «era un musicista geniale, un intellettuale libero e ha usato la musica per la spiritualità unendo tra loro mondi diversi». Paola Pierangeli Tittarelli, presidente dell’associazione Amici e Sostenitori del Rof ricorda «un uomo interessante, colto e malinconico, dignitoso e anche pronto, nonostante la riservatezza, a esporsi con le sue idee politiche».


Ritorna all’epoca del vinile, Alessandra Rucci, dirigente del liceo Savoia Benincasa di Ancona. Dice: «Battiato è stato una parte importante della colonna sonora della mia adolescenza, “Centro di gravità permanente” resta la canzone del cuore per me e per mio marito, abbiamo ancora il disco in vinile», con un toccante risvolto: «alla notizia, a casa, abbiamo riascoltato tante sue canzoni, in un nostro privato omaggio». Di «debutto nella musica dei grandi» parla Nicola Loira, sindaco di Porto San Giorgio, affascinato, ricorda, «dalla collaborazione con Alice».

Infine, i sodalizi artistici che Battiato frequentò nelle Marche: Ezio Nannipieri, direttore artistico di Musicultura, afferma che «Battiato è stato il più socratico tra gli artisti, bisogna essergli grati per aver insinuato nei nostri cuori, con la genialità della sua opera e con la quotidianità del suo esempio, una domanda semplice e profonda: come è giusto che io viva?». La Fondazione Pergolesi Spontini ricorda che «il Teatro Pergolesi di Jesi fu la sua casa, insieme a Manlio Sgalambro, con la prima scenica della sua opera Il Cavaliere dell’Intelletto dedicata a Federico II di Svevia».

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Corriere Adriatico