Barbara De Rossi al Comunale di Treia con “Un grande grido d’amore”

Barbara De Rossi e Francesco Branchetti
TREIA - Una lunghissima carriera, una tra le più brave ed apprezzate attrici del panorama italiano: Barbara De Rossi ha interpretato moltissimi ruoli in fiction, film e in...

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TREIA - Una lunghissima carriera, una tra le più brave ed apprezzate attrici del panorama italiano: Barbara De Rossi ha interpretato moltissimi ruoli in fiction, film e in teatro, ha recitato accanto ad artisti di fama non solo nazionale ma anche mondiale. Questa sera, alle ore 21.15 salirà sul palco del teatro comunale di Treia con “Un grande grido d’amore”, scritto da Josiane Balasko, per la regia di Francesco Branchetti, accanto a lei nel ruolo del protagonista maschile.

 
Era già stata nelle Marche? Che ricordi ha?
«Per lavoro molte volte, ma per visitare i luoghi non c’è mai tempo. Si incontra il pubblico, e sì posso dire che è sempre rimasto soddisfatto. Un ricordo, però, ce l’ho a titolo personale: sono ricordi di me bambina, mio padre aveva una sorella che a Fontespina di Civitanova Marche aveva uno stabilimento balneare».
 
A Treia sarà di nuovo insieme a Francesco Branchetti. Quanti altri lavori avete fatto?
«Ci siamo conosciuti 6 anni fa. Lui mi propose di fare “Medea”, e prima era solo regista, poi mi ha affiancata interpretando Giasone. Poi è arrivato “Il bacio”, e l’anno scorso mi ha proposto questa commedia. E’ la storia di due ex attori che lavorano insieme, con trascorsi anche personali. Il mio personaggio ha un carattere burbero, ma ci sono delle scene anche tenere e romantiche».
 
Cosa deve aspettarsi il pubblico?
«Vedrà uno spettacolo nello spettacolo. Lui, il personaggio maschile Hugo, non è un bravo attore, lei, Gigì recita meglio. Sul palco c’è la costruzione di una commedia, racconteremo questo. Gli addetti ai lavori, se saranno in sala, potranno anche riconoscersi in alcune situazioni».
 
Quale il messaggio dello spettacolo?
«Non parlerei di messaggio, ma di un quadro, che rappresenta tutti i vizi e le aspettative del nostro lavoro. Raccontiamo di due attori alla fine della carriera, che fanno fatica ad avere parti. Sono due persone che umanamente hanno avuto dei problemi».
 
Dove si trova meglio Barbara De Rossi, in tv, al cinema, al teatro o nelle fiction?
«Ci sono diversi strumenti. Parlando della tv, ad “Amore criminale” prima e “Il terzo indizio poi”, sono arrivata perché del tema del femminicidio me ne occupo anche nel privato. Il teatro è diverso dalla macchina da presa, indubbiamente, ma a me questo non interessa: quello che mi importa è la costruzione e l’interpretazione del personaggio, è su questa parte del lavoro che mi focalizzo, non sulla pubblicità».
 
Tra tutti i personaggi con cui ha lavorato, ha qualche ricordo in particolare?
«Michele Placido su tutti. Avevo 23 anni e insieme abbiamo fatto la prima edizione della Piovra. Poi ci siamo ritrovato dopo 15 anni in “Missione”. E’ un attore e regista straordinario. Nel frattempo (tra gli anni 80 e i 2000) ho lavorato con molte produzioni anche internazionali, tra cui Hopkins, la Sarandon, incontri forti, straordinari, che mi hanno lasciato tanto».
 
C’è il ruolo che ancora non ha interpretato ma vorrebbe?

«Dopo tanti ruoli drammatici da vittima, vorrei poter fare la cattiva una volta, la perfida, quelli sono straordinari».
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Corriere Adriatico