La Tosca prodotta dalla Rete Lirica delle Marche sul palco ad Ascoli poi a Fermo e a Fano

La Tosca prodotta dalla Rete Lirica delle Marche sul palco ad Ascoli poi a Fermo e a Fano
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ASCOLI - Tre date, tre teatri, un’opera, Tosca: parte questa settimana, al Ventidio Basso di Ascoli Piceno, l’opera prodotta dalla Rete Lirica delle Marche in coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona. Tosca sarà in scena ad Ascoli sabato, 18 novembre, alle ore 20,30 (anteprima giovani giovedì alle 17, info 0736298770), per poi andare al Teatro dell’Aquila di Fermo sabato 25 novembre alle ore 21 (anteprima giovedì 23 ore 17, info 0734284295) e chiudere al Teatro della Fortuna di Fano sabato 2 dicembre alle 20,30 (anteprima giovedì 30 novembre ore 17, info 0721800750). 


I tre atti


La Tosca è un melodramma in tre atti di Giacomo Puccini, tratto dal dramma La Tosca di Victorien Sardou, rappresentato per la prima volta a Roma nel 1900 la cui regia era affidata alla compianta Renata Scotto, regia ripresa da Renato Bonajuto. La Fondazione Rete Lirica delle Marche, che produce l’opera, nel giorno della scomparsa di Scotto sui social l’ha ricordata scrivendo: «La giovane vita della Fondazione ha avuto la fortuna di intrecciarsi con la lunghissima e brillante carriera di una delle voci più amate, apprezzate e applaudite del Novecento». Scotto, prima di firmare la regia della Tosca, che andrà in scena in queste settimane, aveva già curato la direzione, nella stagione 2021/2022 de La Boheme, sempre a cura della Rete Lirica delle Marche. Tornando alla Tosca e a questa stagione, sul palco alla direzione ci sarà Giovanni Di Stefano, le musiche sono dell’Orchestra filarmonica marchigiana, il coro è del Ventidio Basso, mentre le voci bianche sono de La Corolla Spontini.


I protagonisti


Le direzioni dei due cori sono affidate rispettivamente a Giovanni Farina e Mario Giorgi. Giovani talenti e personaggi d’esperienza: Monica Zanettin sarà la Tosca, Vincenzo Costanzo sarà invece Mario Caravadossi. Tosca, amante del pittore liberale, è oggetto delle avances del barone Scarpia (qui Federico Longhi) il quale, convincendola a concedersi a lui le promette di liberare l’amato Caravadossi, imprigionato e condannato a morte. Tosca però, ottenuto da Scarpia il salvacondotto e la promessa di fucilare l’amato a salve, pugnala a morte il barone, che a sua volta non aveva mantenuto la promessa: il pittore, amante della protagonista viene fucilato e cade sul colpo. Scarpia l’aveva ingannata e Tosca finisce per gettarsi da Castel Sant’Angelo. Tosca, nella narrazione pucciniana, appare una donna moderna: ama Caravadossi ma ha mille dubbi sulla sua fedeltà. Una storia di amore e di inganni che Puccini volle comporre dopo aver assistito, nel 1889, al teatro dei Filodrammatici di Milano, alla rappresentazione del dramma di Sardou. Quello spettacolo colpì a tal punto Puccini che iniziò a pensare di farne un’opera, completata nell’ottobre del 1899 e rappresentata a gennaio 1900, affermandosi, nel giro di tre anni, nei principali teatri lirici, diventando un dramma immortale e arrivando ad essere, tra i più ripresi, ancora ai giorni nostri.  Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico