ANCONA - Tenera e sognatrice, provocatoria e sincera, ragazzo e bambina, Rosalinda Sprint è la protagonista di “Scende giù per Toledo”, il racconto...
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Prodotto da Marche Teatro con Tieffe Teatro di Milano, “Scende giù per Toledo” con la figura di Rosalinda, travestito napoletano dalle tante illusioni, riscuote la incondizionata simpatia di pubblico e critica da quando è apparso per la prima volta sul palcoscenico, due anni fa. Ma cos'è che affascina tanto in questo “femminiello” dalla parrucca di ricci ossigenati?
Arturo Cirillo: “Posso dirti cosa di lei ha conquistato me: l'idea di un personaggio per certi versi molto lontano dal mio carattere. Rosalinda è un giovane sognatore, piuttosto romantico e naif... mi è piaciuta l'idea di mettere in scena un candore. Un personaggio vero e non maledetto, il cui mondo etereo si confronta con il mondo di fuori, esplicito e duro”.
Anche se c'è chi ha voluto vedere in questa figura creata da Patroni Griffi una metafora di Napoli, Cirillo è piuttosto scettico riguardo a questa interpretazione: “Forse all'inizio lo pensavo anch'io. Ora mi sembra che sia troppo forte, nel libro, il tema della fuga da Napoli, fortissimo in Patroni Griffi, nei suoi drammi e nei romanzi, in tutta la sua generazione, da Rosi a La Capria: tutti hanno lasciato Napoli per Roma... Rosalinda vuole andare a Londra, e mi pare che rappresenti appunto questa deriva generazionale, che in fondo sento anch'io. Napoli è una città con la quale puoi solo avere un legame ambiguo: né con lei, né senza di lei. Se vogliamo, la situazione della città di oggi non è molto cambiata da quella del '75, quando il racconto è stato scritto, con tante morti e tante rinascite: come Rosalinda Sprint, Napoli è sempre lì lì per morire, e non muore mai...”.
Mentre nel racconto Rosalinda gira per la città, si muove, la resa teatrale inevitabilmente la confina in una stanza di bambola: rotondo il letto, tondo lo specchio e il tappeto. “Ma non c'è necessariamente una simbologia: in fondo è un non-luogo, con una palma, illuminato da luci a taglio, uno spazio astratto”.
Un “femminiello” in scena crea ancora scandalo? “Abbiamo scelto di indicare che è uno spettacolo per pubblico adulto, più che per la situazione, per il linguaggio, a volte crudo, esplicito, satirico. Ma prevale l'atmosfera poetica, delirante...”.
Del personaggio, Cirillo ha colto ed evidenziato il lato tenero, di disperata leggerezza. “Non è felice, ma paradossalmente allegra, cerca di credere nella gioia della vita. La faccio dialogare con il pubblico, col quale si mette a nudo... ma questo non è uno psicodramma. E poi, dopo tante rappresentazioni, la mia interpretazione di Rosalinda è oggi meno vergognosa, più diretta e leale, perché la sua personalità mi spaventa di meno. La mia relazione con lei all'inizio è stata più faticosa”. Ora ti senti più spavaldo? “Più sincero”. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico