Arturo Cirillo è Rosalinda Sprint
in “Scende giù per Toledo” ad Ancona

Arturo Cirillo nei panni di Rosalinda Sprint
Arturo Cirillo nei panni di Rosalinda Sprint
di ​Lucilla Niccolini
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Gennaio 2016, 19:29
ANCONA - Tenera e sognatrice, provocatoria e sincera, ragazzo e bambina, Rosalinda Sprint è la protagonista di “Scende giù per Toledo”, il racconto scritto da Giuseppe Patroni Griffi e adattato per il teatro da Arturo Cirillo che lo ha portato sulle scene. La pièce da lui diretta e interpretata costituisce uno degli appuntamenti più forti e splendenti del cartellone di Scena Contemporanea, il 20 gennaio allo Sperimentale di Ancona.

Prodotto da Marche Teatro con Tieffe Teatro di Milano, “Scende giù per Toledo” con la figura di Rosalinda, travestito napoletano dalle tante illusioni, riscuote la incondizionata simpatia di pubblico e critica da quando è apparso per la prima volta sul palcoscenico, due anni fa. Ma cos'è che affascina tanto in questo “femminiello” dalla parrucca di ricci ossigenati?

Arturo Cirillo: “Posso dirti cosa di lei ha conquistato me: l'idea di un personaggio per certi versi molto lontano dal mio carattere. Rosalinda è un giovane sognatore, piuttosto romantico e naif... mi è piaciuta l'idea di mettere in scena un candore. Un personaggio vero e non maledetto, il cui mondo etereo si confronta con il mondo di fuori, esplicito e duro”.

Anche se c'è chi ha voluto vedere in questa figura creata da Patroni Griffi una metafora di Napoli, Cirillo è piuttosto scettico riguardo a questa interpretazione: “Forse all'inizio lo pensavo anch'io. Ora mi sembra che sia troppo forte, nel libro, il tema della fuga da Napoli, fortissimo in Patroni Griffi, nei suoi drammi e nei romanzi, in tutta la sua generazione, da Rosi a La Capria: tutti hanno lasciato Napoli per Roma... Rosalinda vuole andare a Londra, e mi pare che rappresenti appunto questa deriva generazionale, che in fondo sento anch'io. Napoli è una città con la quale puoi solo avere un legame ambiguo: né con lei, né senza di lei. Se vogliamo, la situazione della città di oggi non è molto cambiata da quella del '75, quando il racconto è stato scritto, con tante morti e tante rinascite: come Rosalinda Sprint, Napoli è sempre lì lì per morire, e non muore mai...”.

Mentre nel racconto Rosalinda gira per la città, si muove, la resa teatrale inevitabilmente la confina in una stanza di bambola: rotondo il letto, tondo lo specchio e il tappeto. “Ma non c'è necessariamente una simbologia: in fondo è un non-luogo, con una palma, illuminato da luci a taglio, uno spazio astratto”.

Un “femminiello” in scena crea ancora scandalo? “Abbiamo scelto di indicare che è uno spettacolo per pubblico adulto, più che per la situazione, per il linguaggio, a volte crudo, esplicito, satirico. Ma prevale l'atmosfera poetica, delirante...”.

Del personaggio, Cirillo ha colto ed evidenziato il lato tenero, di disperata leggerezza. “Non è felice, ma paradossalmente allegra, cerca di credere nella gioia della vita. La faccio dialogare con il pubblico, col quale si mette a nudo... ma questo non è uno psicodramma. E poi, dopo tante rappresentazioni, la mia interpretazione di Rosalinda è oggi meno vergognosa, più diretta e leale, perché la sua personalità mi spaventa di meno. La mia relazione con lei all'inizio è stata più faticosa”. Ora ti senti più spavaldo? “Più sincero”.
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