OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
ANCONA - Sessanta anni fa, nel 1962, due pellicole uscirono nelle sale di tutta Europa con Portonovo in primo piano. Salvo che nel film “Le prigioniere dell’Isola del Diavolo”, la location marchigiana rappresentava un’isola della Guyana francese e nel “Giustiziere dei mari”, la costa australiana. In ambedue, il regista era Domenico Paolella, la protagonista, agli esordi, Michele Mercier (l’indimenticabile Angelique) e l’aiuto scenografo il premio Oscar Dante Ferretti per conto del maestro Aldo Tomassini Barbarosso.
Il primo falso d’autore
Fu il suo primo “falso d’autore” poiché trasformò in un villaggio sul mare, con l’aiuto di palme finte, i ricoveri per le barche dei pescatori, sfruttò il lago Profondo e il lago Grande come zone paludose, le spiagge del Passetto e di Portonovo, la Torre di Guardia e il Fortino Napoleonico come fondale di luoghi lontani.
La gioventù audace
Nel suo racconto emerge una gioventù audace, fiduciosa nel futuro, sedotta ma non ammaliata dal cinema. «Per noi era solo un’opportunità, non un’aspirazione di entrare a Cinecittà. L’occasione anche di fare delle belle amicizie. Ero entrato nella cerchia degli stuntmen, tutti di Brescia. Anni dopo, uno venne a casa mia come ospite». Interessante è la sua riflessione sull’assenza di donne del posto tra le comparse. «Ancona, in quegli anni, non era come la vicina città di Pesaro che beneficiava dello spirito della Romagna. Da noi, le donne erano molto più defilate, anzi – si corregge – erano meno libere». Dopo una vita in Autostrada Italia, Carlo oggi ottantunenne, guarda le poche fotografie che ha di questa pagina di vita davanti alla cinepresa. «È stata – conclude - un’esperienza bella che ti rimane dentro».
Leggi l'articolo completo suCorriere Adriatico