Coltivare le piante aromatiche in casa appaga i sensi ed è facile, ma occhio alle “comari” e a quelle “nemiche”

Un ramoscello di aneto
ANCONA - Coltivare le piante aromatiche in cucina è bello, appaga i sensi ed è pure facile. Non solo profumano l’ambiente ma, tagliuzzate fresche, esaltano...

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ANCONA - Coltivare le piante aromatiche in cucina è bello, appaga i sensi ed è pure facile. Non solo profumano l’ambiente ma, tagliuzzate fresche, esaltano ogni ricetta. È possibile metterne alcune insieme, ma conviene studiare delle composizioni che abbinano una pianta ad estensione verticale come la salvia o il rosmarino con piante striscianti, come il timo e l’origano.

 
Usare una fioriera o un vaso o un barattolo forati con uno strato d’argilla e una manciata di terriccio universale. Optare per un vaso di 25 centimetri di diametro se si vogliono far convivere al massimo tre piantine. Preferire uno da 40 cm se sono quattro. Dobbiamo anche essere attenti alle piante che vanno d’amore e d’accordo, che nelle Marche, una volta si chiamiamo “comari”, e dividere quelle “nemiche”, ossia che, insieme, appassiscono. Nel gergo tecnico, si chiama consociazione. In pratica, non si mettono vicini tra loro due ortaggi della stessa famiglia perché due specie simili avranno le stesse esigenze dal punto di vista nutritivo ed avranno la tendenza ad attirare gli stessi parassiti.


Iniziamo con quelle che devono rimanere da sole. Tutti i tipi di menta. Si tratta di una pianta che cresce molto, anzi è proprio invasiva e rischia di soffocare le altre piante. Poi, il basilico. Ha bisogno di calore, di luce, di essere idratato, di molte cure. Anche se l’effetto di un basilico a foglia rossa circondato da menta è una fantastica composizione. Comunque, le piante dette “amiche” sono ad esempio il dragoncello, il prezzemolo, il coriandolo, l’acetosella (se ne ricava un’ottima limonata) e anche l’erba cipollina e la limoncella (erba cedrina). Hanno tutte bisogno di avere un terreno sempre umido e richiedono una luce moderata.


Anche alloro, timo e rosmarino possono essere messi nello stesso vaso. Dopotutto richiedono che il terreno sia bello asciutto tra le annaffiature e non temono i raggi del sole. Anche se un po’ d’ombra non nuoce. Per chi ha posto, ed è attento alla linea, non male aggiungere la melissa e il cardamomo. La prima perché oltre alle sue doti rilassanti e benefiche per il sistema nervoso ha proprietà drenanti e sgonfianti e, per chi soffre di fame nervosa, è particolarmente utile come tisana. Mentre il cardamomo, spezia molto usata nella cucina orientale con il riso, ha un potere termogenico che aiuta l’organismo ad eliminare il grasso. 


Infine, da bravi marchigiani, non può assolutamente mancare il finocchietto selvatico. Ha proprietà carminative ossia la capacità di assorbire ed eliminare i gas provocati da un malassorbimento del cibo o da combinazione sbagliate. A proposito, l’uso del verbo “infinocchiare” al posto di “ingannare” nasce proprio dal suo peculiare sapore. Una volta si usava per edulcorare vini ed insaccati al fine di nasconderne la scarsa qualità. Invece una pianta che rientra poco nel patrimonio culinario italiano è l’aneto. Eppure, lo si usa molto in Francia perché è associato alla longevità. Favorisce la buona salute delle ossa e migliora i livelli di colesterolo e trigliceridi. Ha un sapore simile al finocchietto e all’anice e aiuta a ridurre il consumo di sale. Da provare nelle marinature, sulle patate, nell’insalata e nelle salse a base di yogurt. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico