ANCONA - I corpi si muovono perentori, le braccia disegnano nell’aria traiettorie sinuose e precise, perentorie e armoniche come nelle arti marziali, ma senza...
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Jayachandran ha compiuto esperienze in tutto il mondo.
«Ma il ruolo più importante per il mio lavoro l’ha avuto il periodo trascorso a Londra, dove ho potuto guardare con altri occhi le mie basi culturali, confrontandole con la danza occidentale, e dalla sintesi sono riuscito a sviluppare un nuovo linguaggio, pur conservando la forza della mia identità. Al ritorno in India, ho fondato l’Attakkalari Centre for Movement Arts, che forgia tanti giovani danzatori contemporanei».
Tra le sue esperienze giovanili, figurano alcune arti marziali, come il Kalarippayattu e la Capoeira.
«Mi hanno insegnato il respiro, l’uso della forza di gravità, l’energia esplosiva e la velocità. Mettendo da parte orpelli estetici, mi hanno dato il senso di un uso neutrale del corpo: la fisicità di queste forme marziali è molto versatile, adattabile a differenti contesti».
Le movenze che si ispirano a un ritmo primordiale, a tratti selvaggio e insieme misurato, nello spettacolo clou di stasera alle 21,30 – “Bhinna Vinyasa” - si integrano con le più moderne espressioni digitali. Ma non c’è contraddizione.
«Ho imparato ad armonizzare i principi del movimento insiti nella tradizione della danza indiana con le esperienze contemporanee, anche attraverso l’improvvisazione. Le immagini e la musica digitali sono parte integrante del mio processo creativo fin dall’inizio, tutte componenti di un materiale grezzo da processare organicamente nella coreografia. Nessuna contraddizione. È semmai eccitante, sortisce sorprese inaspettate».
Inaspettate come la scoperta, da parte di Jayachandran, del teatro delle Muse.
«Lo staff tecnico è molto professionale, in grado di trovare ottime soluzioni a ogni problema. E poi è straordinaria la varietà degli spazi a disposizione».
In uno di questi, la Sala Melpomene, oggi alle 18 si esibisce, nell’assolo “Trikonanga”, Hema Bharathy Palani, primadonna dell’Attakkalari.
«Una danzatrice talentuosa e coreografa, autrice della sua esibizione. Ha un linguaggio di danza unico, influenzato da anni di addestramento nella danza classica. I suoi movimenti sono distillati e sensuali, e pure possenti».
Come Palazhy, la giovane danzatrice trae ispirazione dall’insegnamento della grande Pina Bausch, alla cui esperienza in India è dedicata, nel foyer delle Muse, la mostra fotografica di Ninni Romeo. Sarà inaugurata alle 19, prima dello spettacolo “Bhinna Vinyasa”, con un aperitivo dai profumi indiani. E martedì, prima di trasferirsi a Polverigi, Inteatro fa tappa al Mercato del Piano con “Azioni” di Yan Duyvendak. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico