L'anconetana Costanza Mignanelli autrice del libro “Il coraggio di piacersi” sull'anoressia: «Così ho battuto il mostro»

L'anconetana Costanza Mignanelli autrice del libro “Il coraggio di piacersi” sull'anoressia: «Così ho battuto il mostro»
ANCONA - Costanza Mignanelli, 34 anni, anconetana: a 21 anni finisce tra le braccia del demone dell’anoressia. L’incubo, il ricovero in ospedale 5 anni dopo. Poi...

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ANCONA - Costanza Mignanelli, 34 anni, anconetana: a 21 anni finisce tra le braccia del demone dell’anoressia. L’incubo, il ricovero in ospedale 5 anni dopo. Poi la rinascita. Una storia che è diventata un libro, “Il coraggio di piacersi”. 

Quando ha maturato l’idea di mettere nero su bianco la sua storia? 
«È stato tutto molto spontaneo, ho cominciato a buttare giù un testo. La mano aveva preso vita propria e le parole seguivano un flusso di coscienza che a fatica riuscivo a frenare».  
Perché farne un libro? 
«Sentivo che poteva essere uno strumento terapeutico per chiudere letteralmente un capitolo della mia vita e al contempo il veicolo di un messaggio importante di speranza a chi ha vissuto o vive momenti di difficoltà». 
Quale è stata la scintilla che ha acceso la scrittura? 
«Mi trovavo per lavoro ad una conferenza stampa della Fondazione Salesi che trattava di un progetto, dal nome “Non solo farfalla”, di prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare. In mezzo a un tavolo pieno di esperti che parlavano di questo tema, io, che lo avevo vissuto in prima persona, dovevo usare la mia voce per raccontare che cosa si prova quando si rischia davvero la vita». 
Che effetto le ha fatto rivivere, attraverso le sue parole, ciò che aveva vissuto? È stato doloroso far rivivere quei giorni difficili?
«No, tutt’altro. Mentre scrivevo provavo una sensazione di liberazione, ogni parola che usciva mi alleggeriva di un peso». 
Pensa che il suo libro possa aiutare chi sta affrontando ora ciò che lei ha vissuto? 
«Non ho scritto perché mi sentivo invasa da chissà quale missione, l’ho fatto per bisogno, per necessità. È ovvio che quando decidi di condividere un racconto come questo, lo fai perché vuoi che la tua esperienza contagi anche gli altri. Vorrei che le ragazze, ma anche i ragazzi che vengono posseduti da questo “mostro”, pensino di potercela fare e non si sentano soli nel loro dolore. È fondamentale chiedere aiuto, ma la prima spinta ad uscirne viene da dentro». 
Quando ripensa a quel periodo della sua vita, che emozioni riaffiorano?
«Mi rendo conto che la mia testa ha rimosso il dolore, la sofferenza, i disturbi che mi possedevano. Ho definitivamente salutato l’anoressia tra le pagine del libro, con una grande serenità».
Questo è il suo primo libro, ora che ha sfondato il muro pensa di scriverne altri? 
«Diciamo che sono certa che non sarà l’ultimo. Continuerò a scrivere libri, ma non so ancora di che natura. Sento, però, che mi fa bene». 
Comincerà a fare delle presentazioni del libro? 
«Sì, sto valutando di farne una ad Ancona, la mia città, che però voglio concepire in maniera molto semplice: sarà più un “incontro” con i lettori. Nei prossimi giorni lo comunicherò sui miei canali social». 
Chi, tra le persone a lei più care, ha sostenuto maggiormente questo suo progetto? 

«In realtà nessuno intorno a me ha saputo del mio libro fino alla pubblicazione. Non ho voluto condividere nulla perché è una lettera a cuore aperto e non volevo interferenze. Di certo so che, se avessi voluto farlo, tutte le persone a me care mi avrebbero sostenuta». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico