​Amanda Sandrelli a Macerata con “Tres” “Conosco le Marche meglio di casa mia”

Un momento della commedia
MACERATA - "Dopo vent'anni di teatro, conosco le Marche meglio di casa mia!". Comincia così l'intervista ad Amanda Sandrelli, protagonista di “Tres” assieme ad Anna...

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MACERATA - "Dopo vent'anni di teatro, conosco le Marche meglio di casa mia!". Comincia così l'intervista ad Amanda Sandrelli, protagonista di “Tres” assieme ad Anna Galiena, Marina Massironi e Sergio Muniz, in scena stasera (21 novembre) e domani al Lauro Rossi di Macerata.


"Per chi fa teatro la vostra regione è uno dei posti più piacevoli in cui stare. Più si va avanti negli anni, più diventa importante il luogo in cui si recita", racconta l'attrice. "All'inizio la mia casa era la scenografia. Oggi recitare in un bel teatro è come essere a casa. E proprio perché è la regione dei 100 teatri, il pubblico marchigiano è recettivo e preparato. E anche se tutta l'Italia è piena di teatri splendidi, nelle Marche è forte la cultura teatrale, altrove i teatri vengono addirittura demoliti per lasciare posto ai supermercati".



Cosa l'ha colpita di più del nostro territorio?

Vivo in città per cui, quando vado in tournée, amo fare passeggiate. Le vostre cittadine sono splendide: Macerata è meravigliosa, Osimo è un amore. Non c'è bruttezza. In tournée si ha il tempo di godersi i luoghi: io scopro sempre qualcosa di nuovo, anche nei posti che conoscevo già. La cucina poi è un tasto dolente. Adoro mangiare e qui si mangia troppo bene: è periodo di tartufi, io mi lascio tentare volentieri.



Sabato pomeriggio a Macerata 'Gente di teatro' e l'incontro col pubblico. Le piacciono questi momenti?

Mi mettono di buonumore. Che stiamo vivendo un periodo di crisi traspare anche dall'umore delle persone. Non sono sempre per il teatro leggero e ci sono occasioni in cui è bello dare un pugno nello stomaco. Ora però la gente di città è stressata e arrabbiata, si vive un clima negativo. Quando si esce dalle città, invece, la gente è diversa, ha mantenuto i pregi dell'Italia di una volta, l'accoglienza, l'ospitalità, il sapersi contentare delle abitudini quotidiane. Qui c'è ancora una dimensione umana che va mantenuta. Non a caso molti, dopo le esperienze fuori, rientrano. Sono ottimista per natura, spero sempre che dalle crisi possa nascere qualcosa di bello.



Parla con toni entusiastici della nostra Regione Amanda Sandrelli e, senza troppa retorica, anche dello spettacolo che la riporta nelle Marche.

"Tres funziona dovunque perché è una commedia scritta bene, ha un meccanismo che io definisco da 'macchina da guerra'. In più, si ride e ci si diverte senza volgarità: anche se è una commedia politicamente scorretta è trattata con classe e delicatezza, non c'è comicità facile e far ridere fino alle lacrime è per noi attori una vera soddisfazione".



Quali sono gli elementi vincenti di questo spettacolo?

Un testo bellissimo innanzi tutto. Il tema è scorretto ma interessante: si parla di una famiglia, cioè di un insieme di persone che si amano e si rispettano, e nel nostro Paese non è così scontato. Ricorda la commedia all'italiana di Monicelli o Germi in cui ridere dei difetti serviva per mostrarli e per rifletterci sopra, criticando sé stessi. Inoltre, il cast è azzeccato: tutti siamo in parte. Chiara Noschese è regista giovane e talentuosa. In sostanza, un mix molto ben riuscito.



Tres è scritto da Juan Carlos Rubio e in Spagna ha riscosso un successo tale che ne faranno un film. Cosa cambia nella versione italiana?

Quasi nulla: la traduzione è rispettosa. Sergio stesso l'ha letta nell'originale e non ci sono differenze sostanziali perché la cultura italiana e quella spagnola sono simili.



Una commedia politicamente scorretta. In che senso?

Tre donne attorno ai 50 anni prendono una decisione folle: avere un figlio nello stesso periodo, dallo stesso padre. Ma la maternità è il pretesto per lo sviluppo della commedia. La solitudine è il sentimento che le accomuna: il figlio è un'esigenza con cui tutte le donne fanno i conti prima o poi, ma quello che vogliono soprattutto è una famiglia, un nucleo che le protegga, le accolga rispetto alla società, all'esterno. Il finale è una sorpresa perché ogni personaggio viene raccontato in un modo finché non si scopre che è anche il contrario.



Vogliamo anticipare qualcosa del finale per gli spettatori che ancora non l'hanno visto?


Due, forse anche tre sorprese, una in fila all'altra quando addirittura sembra che lo spettacolo sia finito, per ridere con intelligenza. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico