C’era una volta un castello dove vivevano le principesse. E c’è ancora da quando Giulia e Stefania Pignatelli hanno trasformato in resort Borgo Seghetti Panichi...
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1. Cosa vi divide o piuttosto vi unisce?
Madre: Nulla ci divide, per carità! Ci confrontiamo sul lavoro chiedendo l’una all’altra cosa ne pensa.
Figlia: Andiamo d’accordo. Ci chiediamo sempre dove poter investire nel bene, come poter fare del bene.
2. Cos’è la creatività?
M: Quella che ci riconoscono, aver intuito 20 anni fa la vocazione del territorio: culturale, turistica ed enogastronomica.
F: Promuovere le eccellenze, d esempio abbiamo inventato le Case d’artista con visite nelle abitazioni anche di quelli viventi.
3. Una grande sofferenza...
M: Il terremoto: è stato un dramma umano in primo luogo e ha pure distrutto il turismo. La burocrazia poi...è lentissima!
F: Ci sentiamo ancora sfollate ed è già trascorso un anno dal sisma. Mio figlio ancora si sveglia e dice “bum bum”.
4. ...e una speranza?
M: Ripensare la nostra impresa costruita in 17 anni e che adesso per i danni funziona solo al 30%
F: Si ricostruisca subito. I nostri clienti esteri emotivamente ci sono vicini ma tra coloro che sono comunque tornati c’è chi è rimasto scioccato.
5. Tradizione o innovazione?
M: Io sono una signora avanti negli anni e rappresento l’eredità culturale che va veicolata con le nuove tecnologie padroneggiate da mia figlia.
F: Senza tradizione non si sa dove andare e mia madre è preziosa. L’abbinamento con gli strumenti moderni è vincente.
6. Un rifugio perfetto?
M: Nel nostro Giardino bioenergetico. Il professor Pietro Zampetti definì il nostro territorio un angolo di Eden. Ora è tutto cementificato.
F: Sì, nel nostro Giardino (il primo d’Europa ndr). A seconda dello stato d’animo scelgo un angolo rispetto a un altro.
7. Il motto che vi guida nella vita?
M: Una grande fede, un grande sacrificio e un grande dubbio. Dedicato ai giovani pieni di certezze che non sanno nulla.
F: Non ne ho solo uno. In questo periodo sento di dire «Mi piego ma non mi spezzo». Serve, vista la situazione.
8. Un motivo di orgoglio?
M: Aver creato l’associazione Marche segrete e il resort quando nessuno avrebbe scommesso sull’entroterra e tutti tiravano per la costa.
F: La capacità imprenditoriale di realizzare itinerari transfrontalieri portando americani, inglesi e francesi al di là dell’Adriatico.
9. Il monumento più rappresentativo delle Marche?
M: Sono campanilista, la Piazza del popolo di Ascoli. Nei manuali di è al terzo posto dopo Venezia e Siena per purezza architettonica.
F: La chiesa di Monte San Giusto che nasconde un Lotto. Serve chiedere le chiavi al parroco per visitarla, un tesoro che il mondo ci invidia
10. Cos’è la nobiltà?
M: È quella d’animo. I titoli venivano assegnati per il coraggio, la giustizia e cosa si faceva per la comunità.
F: Non le creste e le corone ma i valori e il rispetto per gli antenati.
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Corriere Adriatico