Il Museo Egizio di Torino: tesori inestimabili a due passi dalla Mole

Il Museo Egizio di Torino: tesori inestimabili a due passi dalla Mole
TORINO - Dopo la riapertura del primo aprile 2015 (3 anni e mezzo di lavori circa tra ristrutturazione e nuovo allestimento), il Museo egizio di Torino rimane uno dei più...

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TORINO - Dopo la riapertura del primo aprile 2015 (3 anni e mezzo di lavori circa tra ristrutturazione e nuovo allestimento), il Museo egizio di Torino rimane uno dei più visitati d’Italia, ed è come quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’antico Egitto.


Dal Paleolitico all’epoca copta
37.000 pezzi dal Paleolitico all’epoca copta con pezzi di un’importanza unica. Tanti, tantissimi i reperti unici contenuti nel museo sabaudo, a partire dalla tomba intatta di Kha e Merit. Tomba delle XVIII dinastia ospita il capo architetto di Amenothep III e la moglie Merit. Fu ritrovata intatta a nord di Deir el-Medina dall’egittologo italiano Ernesto Schiaparelli nel 1906. Tutti gli oggetti ritrovati (mummie, sarcofagi, papiri, abiti, lenzuola, coperte, letti, tavolini, sedie, armadietti, casse, biancheria, oggetti di toeletta e rituali, attrezzi da lavoro e cibarie, corone di fiori) sono oggi esposti, nella stessa collocazione in cui furono scoperti, e rappresentano una delle maggiori attrazioni, contribuendo in misura rilevante alla fama del Museo. Lo scopritore pubblicò nel 1927 un libro su tale ritrovamento intitolato “La tomba intatta dell’architetto Kha”, ora riproposto dalla casa editrice torinese AdArte in un’accuratissima e fedele riedizione pubblicata nel novembre 2007. Ci sono poi il tempio rupestre di Ellesija, la mensa isiaca (elaborata tavoletta di bronzo con intarsi in altri metalli) che i Savoia ottennero dai Gonzaga nel XVII secolo ed il canone reale, conosciuto come “Papiro di Torino”, una delle più importanti fonti sulla sequenza dei sovrani egizi.

Il papiro acquistato a Tebe

Il papiro è un documento risalente alla XIX dinastia egizia, probabilmente durante il regno di Ramses II. Fu acquistato a Tebe intorno al 1820 da Bernardino Drovetti, tuttavia le esatte circostanze del ritrovamento e il suo contesto archeologico sono irrimediabilmente perduti, ma è probabile che possa essere stato rinvenuto in una tomba. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico