«Dopo 17 anni di dischi e tanti concerti mi sono sentito intrappolato in questa mia vita e ho voluto raccontare questo stato d’animo con un album in bianco e nero di...
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Quanto ti ha dato la musica?
«Amo la musica ma la odio anche. Ho un deficit uditivo, che patologicamente si chiama acufene, dovuto all’abuso dei suoni molto alti che questa mia passione porta ad affrontare: é ciò che mi ha tolto la musica, ma mi ha dato tanto e sono tornato a scrivere».
Perché il titolo “Prisoner 709”?
«Mi sono imbattuto nell’esperimento dello psicologo Philip Zimbardo che fece recitare i ruoli di guardie e prigionieri ad alcuni studenti universitari per due settimane. La guardie divennero estremamente violente e i detenuti ne furono vessati fino a quando il prigioniero 819 si abbandonò ad una crisi isterica per farlo terminare dopo soli sei giorni. Ho pensato a quel prigioniero per il titolo di questo disco».
La numerologia è ricorrente in questo nuovo disco di Caparezza, all’anagrafe Michele Sangemini.
«Mi piace giocare sui doppi sensi – ha rivelato – 709 meno i 43 anni che ho fa 666, il ruolo centrale di questo disco è lo zero che ha forma del disco e rappresenta la scelta tra una parola di 7 lettere, Michele, e una di 9, Caparezza. Sono prigioniero dei ruoli: ho inciso 7 album o 9 con i due fuori catalogo mai pubblicati. I brani del disco sono 16, la somma di 7 e 9».
Caparezza entra nello specifico di questo disco.
«L’album è molto diverso da precedenti, introverso e rivolto verso di me e non all’esterno. Ho voluto analizzare me stesso, non un’autoanalisi ma ci sto provando attraverso le canzoni, nate da momenti brutti e trasformate in positivo. Non ho fatto un disco sulla psicologia e voglio entrare nel profondo di questo argomento».
I testi hanno un ruolo più importante della musica in questo lavoro.
«Forse non ho realizzato un concept album ma tematico. I testi sono impegnativi e me ne sono reso conto solo dopo averlo scritto: volevo mettermi alla prova. Ero terrorizzato dall’idea che sono sempre migliori i primi album ma vorrei che questo avesse senso. Facciamo finta che è cantato in inglese, che piace ma non ci capisci nulla».
Al disco hanno partecipato in quattro tracce John De Leo, DMC e Max Gazzé in “Migliora la tua memoria con un click”.
«Mi serviva una voce come la sua, riferendosi a Max Gazzè. Questo brano lo scrissi quando non potevo accedere alla posta elettronica e pensai che se non ricordavo la password, figuriamoci la storia, così quando sarò anziano mi basterà aprirlo per ritrovare me stesso».
Caparezza andrà in tour in dieci città in questo anno.
«Il questo tour vorrei creare la prigionia e la realtà. Chissà se ci riuscirò, forse sì. Sicuramente sarà un viaggio nella mia nuova dimensione con tanti effetti speciali, molte sorprese e tonnellate di energie». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico