Gli spagnoli chiamerebbero Ripatransone “mirador”: da ogni punto, la vista spazia, coprendo tutto l’orizzonte delle Marche. Un fortilizio elegante in cima a un...
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Il primato
Una volta dentro, scatta la caccia al tesoro alla ricerca del vicolo più stretto d’Italia. Ripatransone va orgogliosa di questo curioso primato. Off limits per i tipi corpulenti, è passaggio per pochi: largo, si fa per dire, appena 43 centimetri. Come in tutte le scoperte di tesori all’ombra del consueto, mentre cerchiamo il vicolo ci imbattiamo, occhi all’insù lungo il corso, in palazzi borghesi o nobiliari che, tra Rinascimento e Settecento, hanno trovato dimora in vetta alle pareti rocciose che delimitano il borgo. E arriviamo fino alla cattedrale, che conserva un prezioso organo Callido. La passeggiata poi continua fino a piazza XX settembre, la principale, adorna della doppia scalinata del Palazzo Municipale. Più avanti, il bellissimo loggiato a sette archi di Palazzo del Podestà e il teatro ottocentesco intitolato al genius loci Luigi Mercantini. Ci siamo quasi: da piazza Donna Bianca De Tharolis si allarga il dedalo di viuzze, che conduce al vicolo più stretto.
Ed è qui che qualcuno suggerisce di uscire fuori porta: mai visti i calanchi “di zucchero”? A sud della cittadina, dove il colle digrada, all’improvviso tra le vigne si stagliano lame di sabbia bianca: il tempo ha scavato burroni frastagliati, a pettine, a ventaglio… fogli di quaderno geologico che ogni nuova pioggia rimodella in un disegno fiabesco.
Su il sipario in memoria del direttore
Al piano terra di Palazzo del Podestà, fu inaugurato nel 1843 il teatro del Leone, con una platea a forma di U. Sul sipario fu dipinta la vicenda tragica della giovane Virginia, che si suicidò per non cadere nelle mani dei Saraceni. Nel 1894 il teatro fu intitolato alla memoria della gloria locale, il poeta Luigi Mercantini, morto vent’anni prima, che qui era nato nel 1821. Patriota, ha scritto l’Inno di Garibaldi; gli anziani ancora ricordano con affetto la sua ode “La spigolatrice di Sapri”. Fu il primo direttore, nel 1860, di Corriere Adriatico.
Il rito popolare del Cavallo di fuoco
La Domenica in Albis, la prima dopo Pasqua, a Ripatransone di rinnova ogni anno il rito popolare del Cavallo di fuoco. Il 10 maggio del 1682, per festeggiare la Madonna di San Giovanni, patrona della città, un artificiere percorse a cavallo le vie del centro sparando fuochi artificiali. A ricordo, una macchina di metallo bardata di ogni genere di petardi e girelle, trainata per due chilometri e mezzo dai più robusti, è inseguita con entusiasmo da ripani e turisti, fino alla spettacolare detonazione finale. Una festa laica di grande richiamo.
Info www.cavallodifuoco.com
Nella Selva dei Frati tra le querce secolari
Subito prima della Corte delle Fonti, all’ingresso della città, in contrada Sant’Angelo si estende la Selva dei Frati: un bosco di querce secolari nel quale è stato realizzato un parco attrezzato per sentirsi un po’ esploratori, un po’ Tarzan. Il Quercus Park assicura istruzioni, guide esperte e attrezzatura per tutta la famiglia, per due ore e mezza a contatto con la natura selvaggia. Area camper e picnic con barbecue.
Infoinfo@parchiavventuraitalia.it www.parchiavventuraitalia.it/quercus-park-ripatransone
I mitici “cuccëlú”
Città dell’Olio e del Vino, Ripatransone aspetta i golosi con tavole imbandite di tipicità picene, tra cui i lumaconi (detti “cuccëlú”) e il ciavarro, ghiotta zuppa di grano, orzo, granoturco, fava e favino, ceci e cicerchia, piselli, fagioli e lenticchie.
Info www.raccontidimarche.it
Come arrivare
Dalla A14, all’uscita di Grottammare, si prende la Statale 16 e poi la Provinciale 23 Cuprense, che sale fino a 500 metri slm. Per i calanchi di zucchero, prima di entrare in città, superata la Selva dei Frati, procedere in contrada San Rustico in direzione ovest.
Info www.comune.ripatransone.ap.it.
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Corriere Adriatico