Il bambino e le malattie respiratorie: un fenomeno sempre più diffuso. Negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo aumento di queste patologie. Lo confermano...
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Le patologie
La fascia di età più colpita, con un 62% di accessi, è quella tra i bambini oltre i 6 anni e adolescenti, un 38% circa, invece, riguarda i bambini 0 a 6 anni. L’asma è la patologia più diffusa. Osserva Salvatore Cazzato, direttore del reparto di Pediatra del Salesi: « È importante essere a conoscenza di questi dati per rafforzare il rapporto diagnostico- terapeutico tra pediatria del territorio e struttura specialistica di riferimento per individuare misure contro il rischio di malattie respiratorie tra i bimbi». Secondo Cazzato, «la patologia respiratoria è la principale causa di consultazione del pediatra. L’asma è la più frequente, un bimbo su 10 ne è affetto. Oltre all’asma, altre malattie rilevanti sono la bronchiolite, la bronchite acuta e le infezioni respiratorie».
L’infezione
La bronchiolite è un’infezione respiratoria acuta che provoca un restringimento delle vie aeree più piccole che colpisce soprattutto il bimbo nei primi sei mesi di vita. «Questa condizione – spiega Cazzato - può rendere difficile la respirazione con possibile necessità di ospedalizzazione per il supporto all’alimentazione e alla somministrazione di ossigeno». L’agente infettivo maggiormente coinvolto è il virus respiratorio sinciziale ma anche altri virus possono esserne l’origine. Anche la polmonite è assai diffusa ed è una patologia che interessa circa l’8% dei ricoveri ospedalieri pediatrici: i virus, specie nei primi due anni di vita, sono la causa principale. Nei paesi occidentali, le infezioni delle alte e basse vie respiratorie coinvolgono un bimbo su 4 entro il primo anno di vita e oltre il 15% di quelli di età compresa tra 1 e 4 anni. Meno frequenti, ma rilevanti, sono le malattie dell’apparato respiratorio legate a difetti genetici e cioè, chiarisce Cazzato, «malattie come la discinesia ciliare primitiva e la fibrosi cistica». Meno frequente, sempre secondo l’analisi condotta dal medico, «è la broncodisplasia polmonare che consegue alla maggior sopravvivenza dei neonati gravi prematuri».
Le cause
Sono molteplici i motivi che possono portare all’insorgere di queste patologie: tra le altre non sono irrilevanti quelle legate a fenomeni ambientali e legati a stili di vita sbagliati, come, ad esempio quello del fumo di sigaretta. Dice Cazzato: «L’incremento di queste patologie può essere legato ai fenomeni di urbanizzazione, con relativa riduzione della vita all’aria aperta e la tendenza a trascorrere molto tempo in ambienti chiusi con esposizione ad acari, polveri sottili, muffe. Il fumo di sigaretta, attivo e passivo, è molto pericoloso per il bimbo con problemi respiratori. È noto che il fumo passivo agisce in modo negativo sullo sviluppo polmonare e intellettivo dei feti e dei neonati. Altri fattori a rischio - conclude lo specialista sono la malnutrizione, il basso peso alla nascita, la mancanza di allattamento materno, il mancato rispetto del calendario vaccinale consigliato».
Muffe nelle scuole e smog nelle strade
I fattori a rischio delle malattie respiratorie sono diversi. È ancora l’esperto a tracciare il quadro della situazione. Salvatore Cazzato (nella foto) ribadisce che «ci sono fattori di rischio su cui si può intervenire. A partire dalle mani che sono il veicolo privilegiato per trasmettere quasi tutti gli agenti infettivi. Quindi, è bene lavarsi sempre le mani prima e dopo aver accudito un bimbo». Inoltre, «è da evitare il contatto dei bambini più piccoli con altri bambini o adulti affetti da infezioni alle vie aeree. Quindi, è importante favorire l’allattamento al seno». Ma non è finita qui. Secondo il medico, «occorre evitare di portare il bambino vicino alle arterie stradali ad elevata densità di traffico. Poi, va considerata la presenza di muffe a casa e talora nelle scuole: una presenza molto più frequente di quanto si pensi. È perciò fondamentale favorire il ricambio di aria e bonificare gli ambienti con l’aumento della ventilazione e l’utilizzo di sostanze appropriate». È inoltre necessario «praticare le vaccinazioni consigliate dal calendario nazionale sia nei bambini sia negli adulti; in particolare, si raccomanda la vaccinazione delle donne in gravidanza contro l’influenza e la pertosse per proteggere i nascituri nei primissimi mesi di vita». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico