COLFIORITO - Sui piatti, la patata rossa di Colfiorito. Coltivata nella zona montana dell’Appennino umbro-marchigiano è lei la regina di metà agosto....
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Origini antiche
Di origine olandese, appartenente alla varietà désirée, è dal 2015 Igp. Le radici a Colfiorito risalgono «alla fine della seconda metà del XVII secolo, quando la patata venne introdotta dal passaggio nello Stato Pontificio delle truppe Imperiali e successivamente durante l’occupazione francese nel periodo Napoleonico», afferma la professoressa Gianna Pistoni docente di scienza e cultura dell’alimentazione all’Istituto Alberghiero Varnelli di Cingoli. Ad oggi la sua presenza è capillare in tutto il territorio tanto che arrivando in Umbria, provenendo dalle Marche, la tentazione di acquistare sacchi di patate rosse di Colfiorito è difficilmente non assecondabile data la grande quantità di aziende agricole e venditori ai lati delle strade.
Tipicità versatile in cucina
Forma ovale ed allungata, buccia sottile e ruvida, colore rosso opaco, polpa croccante di un giallo paglierino: l’identikit della patata rossa di Colfiorito che non richiede trattamenti, in quanto ha un’ottima resistenza alle malattie e ai parassiti. Predilige zone piovose, terreni sabbiosi e le temperature basse. «A differenza della patata bianca contiene meno acqua e quindi maggiore quantità di amido, che ne fa un prodotto eccezionale per una migliore riuscita di tutte le preparazioni culinarie in particolare, gnocchi, patate fritte, patate arrosto - precisa la professoressa Pistoni – Da un punto di vista nutrizionale 100 grammi sviluppano solo 70 Kcal. È ricca di sali minerali, ma in particolare vi sono fosforo, potassio, calcio, sodio, magnesio, selenio. Le vitamine non mancano: in prevalenza ci sono la A, B, C K e J meglio conosciuta come Colina». Per tali caratteristiche si tratta di un alimento «adatto a tutte le tipologie dietetiche, perché può essere utilizzata come fonte di carboidrati e quindi di energia di pronto intervento anche dai celiaci, utile nell’alimentazione dell’anziano e nello svezzamento per la facile digeribilità in tutte le fasce di età». «I turisti la adorano e un modo semplice, e veloce, per offrirla nella propria tavola è preparare una frittata con le patate rosse tagliate a fettine amalgamate con uova, rosmarino, sale, olio e parmigiano», consiglia la cuoca Wendy Aulsebrook, responsabile della scuola Cucina in Cantina dell’Azienda Agricola Biologica Antonelli di Montefalco.
Anello di congiunzione
Tra l’area est della provincia di Perugia e l’area ovest della provincia di Macerata, i comuni vocati alla coltivazione sono Foligno, Nocera Umbra, Valtopina e Sellano per la parte umbra; Serravalle del Chienti, Muccia, Pieve Torina, Sefro, Visso e Montecavallo per il versante marchigiano. «Festeggiare ed esaltare la patata rossa di Colfiorito è diventato, nel tempo, un bel modo di fortificare il rapporto non solo tra Colfiorito e il territorio, ma con le Marche – sottolinea Giovanni Patriarchi, assessore allo Sviluppo Economico e Turismo di Foligno – L’augurio è che quest’anno si suggelli, grazie anche alla facilità dei collegamenti con l’apertura della SS77 della Val di Chienti, un rapporto tra Marche e Umbria ancor più legato alla valorizzazione dei prodotti tipici di ambo le regioni». E mentre a tavola si gusteranno gnocchi, contorni e dolci a base di patata rossa di Colfiorito, si brinderà ad una nuova era del turismo eno-gastronomico targato Marche e Umbria.
«Un’edizione speciale»
«Quest’anno è un’edizione davvero speciale, si festeggia il quarantennale ma si ricordano anche i venti anni dal sisma del 1997» afferma Stefano Morini, presidente del comitato organizzatore della Sagra della Patata Rossa di Colfiorito. Dieci giorni di festa con stand, musica e incontri.
Un volume di don Sensi
La sagra, in stretta collaborazione con l’Ente Parco di Colfiorito, ha promosso mostre fotografiche e documentarie sul territorio, convegni di studio. Di spicco le pubblicazioni a cura di don Mario Sensi, che è stato uno dei più grandi studiosi di Foligno e professore emerito della Pontificia Università Lateranense. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico