Rosa Fastigi e Lucia Ferrati, madre e figlia unite, tra le altre cose, anche dalla storia di famiglia - una storia che si intreccia con le vicende di Pesaro a cavallo della...
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Rosa Fastigi, la sua storia la racconta nel cognome, talmente nel Dna di Pesaro da far cambiare nome a un paese. Rosa è nata a metà degli anni ‘30 a San Pietro in Calibano poi diventato Villa Fastiggi. Come ex docente continua a seguire la vita culturale.
Lucia Ferrati, operatrice culturale, nata nel 1961 a Chiaravalle, da anni si occupa di lettura ad alta voce e di diffusione della lettura, ed è anche ideatrice ed organizzatrice di eventi culturali. E’ la coordinatrice della Rete teatrale di Pesaro e Urbino.
La cultura è un’eredità di famiglia?
M - Per me sì, sicuramente. E mi riferisco soprattutto alla cultura politica che mi è stata trasmessa da mio padre, Renato Fastigi che è stato tra i primi sindaci di Pesaro del dopoguerra. Una figura per me determinante.
F - Per me sì: mio padre, nonostante facesse il medico di professione, era un grande appassionato di arti figurative e fin da piccola mi trascinava a vedere mostre e musei. Fu emozionante vederlo commuoversi per una natura morta di Cezanne.
Insegnanti si nasce?
M - Credo che si diventi e comunque mi è piaciuto farlo anche se è stato più un destino che una scelta. Una bella esperienza di vita.
F - Si diventa, nessuno nasce “imparato”! Credo che tutto si diventi in realtà.
Un pregio e un difetto l'una dell’altra?
M - Un pregio che è anche un difetto: Lucia è molto pignola e perfezionista.
F -Il suo pregio è un umorismo caustico, spesso anche lapidario! Il suo difetto è l’essere ossessiva.
Il legame più profondo che vi unisce?
M - L’affetto e il rispetto reciproco, sicuramente. Sono davvero molto profondi.
F - Silenzi complici: tanta complicità e la memoria di affetti perduti.
Che cosa vi allontana?
M - Una razionalità molto contrapposta alla temerarietà di mia figlia.
F - Il desiderio di maggiormente sperimentare.
Tornando indietro, rifareste tutto?
M - Istintivamente direi di no, rifarei tutto quello che ha contrassegnato la mia esistenza: ho avuto una vita abbastanza soddisfacente e, soprattutto ho avuto due figlie meravigliose.
F - Ho talmente lottato per fare quello che faccio che, ora come ora, non cambierei nulla!
Qual è il vostro rapporto con Pesaro?
M - Ho un grande rapporto di affetto per la mia città. A Pesaro sono tornata con estremo piacere dopo la parentesi di vita trascorsa ad Ancona.
F - Da pesarese d’adozione è un grande rapporto d’amore. Amo il territorio della città dentro e fuori dai suoi confini: il mare che dialoga con le colline, il paesaggio, la cucina. Mi diverte anche il dialetto e la natura dei pesaresi.
Un sogno da realizzare?
M - La ricercatrice a livello universitario: un desiderio rimasto inespresso al termine degli studi di Chimica Industriale. E credo che ormai sia troppo tardi.
F - Faticoso rispondere: continuando quello che sto facendo, alzarmi ogni mattina con la voglia di imparare. Azzerando quello che ho fatto, forse avrei studiato medicina.
Difficile essere donna oggi?
M - Sotto qualche aspetto sicuramente sì. Per le donne, anche oggi, se devi fare compromessi con la famiglia e i figli, è difficile ora come allora.
F - Essere donna è bellissimo, ma sempre difficile. Sicuramente è cambiato tanto, ma, a volte, non sembra sia cambiato nulla. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico