Liste d’attesa infinite nelle Marche, il rimedio è uno solo: «Serve più personale»

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Giovagnoni: «Dirottiamo su altri ospedali gli esami meno complessi»

Andrea Giovagnoni, direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche: la gestione delle liste di attesa è in una fase critica. Qual è la situazione nel suo reparto?
«Parto da una premessa più generale: noi non siamo un poliambulatorio. Le problematiche di una Radiologia ad alto grado di complessità come la nostra non possono essere sintetizzate con il dualismo: le liste di attesa funzionano o no».
Può spiegare?
«Il dipartimento di Radiologia produce ogni anno circa 250mila prestazioni di diagnostica e terapia. Questo significa che un abitante su cinque delle Marche viene da noi. Su questo volume globale, circa 70mila sono solo per urgenze e pronto soccorso. Questo perché l’ospedale di Torrette è il punto nevralgico di centralizzazione di tutti i traumi maggiori e di tutte le patologie tempo dipendenti come gli infarti. Lavoriamo su pazienti ad alta complessità».
Come sono distribuite le altre prestazioni?
«Circa 100mila prestazioni vengono erogate per pazienti ricoverati tra Torrette e Salesi. Queste, come quelle per il pronto soccorso, per noi sono prestazioni infungibili. Non possiamo dire “non le facciamo perché abbiamo le liste di attesa”. Delle 80mila prestazioni rimanenti, circa il 70% sono prese in carico».
Cosa intende?
«Prestazioni ambulatoriali ma che rientrano nel circuito dei pazienti (per esempio oncologici, cardiovascolari, ecc) che hanno un tasso di gravità più alta. Questa mole di pazienti costa circa 50mila esami. Dunque restano “libere” circa 30mila prestazioni».
Una percentuale residuale, insomma.
«L’80% del nostro lavoro è su pazienti che richiedono prestazioni con un livello di complessità che esula dalla lista di attesa. Per le prestazioni ad alta specializzazione, i pazienti devono per forza venire da noi».
Tradotto: le prestazioni a più bassa specializzazione dovrebbero essere dirottate su altri ospedali.
«Esatto. Se noi dobbiamo ampliare la nostra capacità di prestazione su pazienti esterni, dovremmo ridurre quelle per il pronto soccorso o per i reparti. Noi non dovremmo avere liste di attesa: se un paziente vuole fare un esame non complesso, può tranquillamente andare un altro ospedale. Se noi spostiamo la nostra attività su prestazioni medio basse, rischiamo di lasciare indietro tutte le prese in carico di prestazioni complesse. Ma così i costi della sanità vanno fuori controllo. E vorrei aggiungere un’altra cosa».
Prego.
«Tutto questo viene fatto con una dotazione organica ferma al 2004. Nel frattempo però Torrette ha 18 reparti in più».

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