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La mossa iraniana

Per capire la mossa iraniana di ieri bisogna riavvolgere il nastro fino al 2022, quando i sospetti dell'intelligence statunitense e di alcuni analisti si erano concentrati sui misteriosi traffici che coinvolgevano il cargo, che all'epoca si chiamava Suez Rajan. Le prove sull'utilizzo di questa imbarcazione per commerciare petrolio iraniano eludendo le sanzioni avevano attivato il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che decise di sequestrare la nave e di farle scaricare il suo prezioso contenuto di petrolio nel Golfo del Messico dopo mesi di inattività. Fino a settembre, della nave non si è saputo più nulla, fino a quando lo scorso settembre sono iniziate a circolare le notizie su un nuovo nome, appunto St Nikolas, e su nuovi clienti. L'Iran non ha mai perdonato quella decisione Usa. Prima ha sequestrato alcune navi come ritorsione. E alla fine, dopo diversi mesi, ha deciso di muoversi quando ha visto la vecchia Suez Rajan che stava seguendo la rotta del Golfo Persico, facendo così scattare il blitz delle sue forze navali per sorprendere l'equipaggio (composto da un cittadino greco e 18 marittimi di nazionalità filippina) e imponendo all'unità di dirigersi verso il porto iraniano più vicino con le sue 145mila tonnellate di petrolio iracheno.
Gli Stati Uniti si sono attivati quasi all'istante, chiedendo a Teheran il rilascio immediato della petroliera. «Il governo iraniano deve subito liberare la nave e il suo equipaggio. Questo sequestro illegale di una nave commerciale è solo l'ultimo comportamento iraniano, o almeno consentito dall'Iran, volto a interrompere il commercio internazionale», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato, Vedant Patel. Ma sembra che gli Ayatollah, e in particolare i Pasdaran, siano ben poco propensi a mostrare segni di distensione. Almeno per ora.

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