Vallefoglia, chiede mazzetta all'imprenditore: Ispettore arrestato con i soldi in mano

Vallefoglia, chiede mazzetta all'imprenditore: Ispettore arrestato con i soldi in mano
VALLEFOGLIA - In veste di ispettore per un’azienda metrologica, accreditata presso l’Agenzia delle Dogane, aveva chiesto una mazzetta di 2.000 euro per chiudere un...

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VALLEFOGLIA - In veste di ispettore per un’azienda metrologica, accreditata presso l’Agenzia delle Dogane, aveva chiesto una mazzetta di 2.000 euro per chiudere un occhio su una presunta irregolarità fiscale. Per questo K. S., 24 anni, origini albanesi ma da tempo residente nella zona, è stato arrestato dai carabinieri el Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Fano e della stazione di Colli al Metauro. A incastrarlo, dimostrando rigore, senso civico e della giustizia, il titolare dell’azienda metalmeccanica, che ha sede principale a Colli al Metauro e opera nel settore dell’alluminio, allertato dal direttore del distaccamento di Vallefoglia, la fabbrica finita nel mirino del l’incaricato dell’Agenzia delle Dogane.


I fatti risalgono a inizio giugno e, a scanso di equivoci, l’Agenzia delle Dogane non ha a nulla a che fare con l’operatore. K.S. è stato fermato subito dopo aver intascato la busta contendente 2.000 euro, preparata in accordo con i carabinieri dal dirigente stesso dell’azienda.
 
Dopo le formalità di rito è stato associato nella casa circondariale Villa Fastiggi di Pesaro. Poi, il gip De Leone del Tribunale di Urbino, concordando la richiesta della pm Lilliu, ha convalidato l’arresto applicando la misura cautelare della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. E pensare che era stata la stessa ditta di Vallefoglia a comunicare all’Agenzia delle Dogane che avrebbe eseguito, tramite un’azienda metrologica, la taratura periodica di un contatore elettrico fiscale - che misura la quantità di energia elettrica prodotta a fini industriali a mezzo di generatori a combustili fossili - per poter ottenere così lo storno parziale delle accise. L’ispettore incaricato, dopo aver svolto le verifiche del caso, aveva però informato il dirigente di aver scoperto la rimozione illecita, sul generatore - poi rivelatasi non veritiera - oggetto della taratura dei suggelli fiscali. Aveva fatto presente che avrebbe dovuto informare l’Agenzia delle Dogane, sottolineando in maniera dettagliata le conseguenze economiche e penali alle quali l’azienda sarebbe andata incontro. 

All’ovvia sorpresa del direttore dell’officina, che era convinto invece che tutto fosse in regola ed al suo tentativo di documentarsi con l’installatore dell’impianto, l’ispettore gli aveva consigliato di non informare nessuno, continuando a chiedere al malcapitato quale secondo lui potesse essere il modo migliore per evitare problemi. Il direttore, disorientato ed impaurito dalle conseguenze prospettate dall’ispettore ed avendo compreso che il fine ultimo era di ottenere una dazione di denaro, gli aveva fatto una modesta offerta a cui l’ispettore aveva risposto che ne occorrevano almeno dieci volte tanto. Il dirigente, dopo aver preso tempo, aveva informato il proprietario dell’azienda, il quale, dimostrando alto senso civico e della giustizia, si era opposto fermamente alla dazione di denaro e, anzi, aveva informato i carabinieri della stazione di Colli al Metauro. Partite le indagini, il proprietario ed il dirigente presentavano poi una dettagliata denuncia corroborata dalle testimonianze di alcuni operai che erano venuti a conoscenza della vicenda, specificando anche che l’eventuale consegna della mazzetta sarebbe dovuta avvenire a distanza di alcuni giorni nello stesso opificio di Vallefoglia. 


I carabinieri, dopo aver informato la Procura di Urbino e concordato la consegna controllata, davano il via libera al pagamento simulato al dirigente dell’azienda. Nel frattempo l’ispettore aveva intensificato le sue pressioni con incalzanti telefonate e messaggi. Alla consegna del denaro assistevano i carabinieri che, subito dopo, bloccavano l’ispettore infedele e lo trovavano in possesso della busta contenente le banconote precedentemente fotocopiate dagli operanti, che venivano restituite nelle immediatezze al proprietario. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico