OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
PESARO «Questo percorso alternativo è una scappatoia che non scioglie il nodo della riapertura della nostra strada, ora ci spostiamo lungo un tratto vicinale privato e quando i proprietari ne avranno abbastanza del via vai continuo, chiudono tutto e noi siamo di nuovo costretti alle gincane a ostacoli». Quei due grandi blocchi di cemento che appaiono all’improvviso tra il verde, ostruendo insieme alle transenne il passaggio delle automobili, parlano chiaro. La strada San Nicola è ancora chiusa al traffico, dal 2009. Sono passati 14 anni da quando lungo il tratto comunale è crollato un argine e la frana ha reso difficile il transito dei veicoli, interrompendo l’accesso a monte.
La storia dello smottamento
Uno smottamento, nei due chilometri e mezzo attraverso le colline tra il presidio ospedaliero di Muraglia allo svincolo di via Lombroso e la Rsa Galantara di Trebbiantico, attorno al quale non si è mai trovato un accordo.
Strada alternativa
«Di recente il Comune - scrive il portavoce delle famiglie - ha individuato e messo a disposizione in alternativa il percorso vicinale privato tra il blocco di strada San Nicola e via dei Condotti, assicurando ai proprietari che, se avessero acconsentito al passaggio di noi residenti, l’Amministrazione si sarebbe occupata di asfalto, nuove fognature e illuminazione. Tutte promesse, tanto che i privati hanno provveduto a spese loro alla manutenzione necessaria per l’aumento del traffico. Invece di annunciare interventi dispendiosi ai proprietari, sarebbe stato meglio trovare i soldi per sistemare la nostra scarpata». Le 30 famiglie non ci stanno e chiedono al Comune che venga riaperta strada San Nicola perché «se i privati si stancano del continuo andirivieni sotto casa e decidono di chiudere il tratto alternativo ora utilizzato, noi torneremo alle difficili gincane al di qua e al di là dei due blocchi di cemento». Secondo i residenti è «inaccettabile che ci siano ancora quei macigni che impediscono il transito delle auto, ma intanto si continua a passare a piedi, in bici e scooter».
Le tre domande
E fanno notare che da più di dieci anni la frana non si è più mossa, «segno che il problema non è senza via di uscita, il Comune poteva rendere il tragitto a senso unico. Tante promesse, fiumi di parole, ma la situazione è rimasta invariata. Un contenzioso interminabile per una semplice frana». Il portavoce si pone infine tre domande: «Un percorso comunale può essere chiuso per queste ragioni? Perché la scarpata da allora non si è aggravata una volta che è finita la manutenzione? Quanto costerebbe in più oggi ripristinare il collegamento visto il blocco più che decennale?». E la querelle continua.
Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico