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PESARO - Avevano continuato a portare il figlio alla scuola dell’infanzia nonostante il decreto scolastico di sospensione. Genitori di Colli al Metauro a processo. Ieri la sentenza. Il caso riguarda un fatto del 2019, quando le circolari del Ministero della salute impedivano l’accesso a scuola ai bambini non regolarmente vaccinati o non in regola con l’iter dell’Asur per la prenotazione della somministrazione, con l’obiettivo di tutelare la salute e avere una copertura di gregge.
La rigidità dei presidi
La cosa aveva generato malumori e contrapposizioni. A Pesaro, Gabicce Mare, Piandimeleto e Gradara i presidi avevano chiamato persino polizia municipale e carabinieri davanti ai nidi e alle scuole dell’infanzia per sbarrare gli ingressi ai bimbi non vaccinati.
L'ordine dell'autorità
Il caso dunque era finito con una denuncia per i genitori, di 36 e 46 anni, accusati in concorso di inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. Reato punito fino a tre mesi di arresto o con un’ammenda fino a 206 euro. Ieri il legale dei genitori, l’avvocato Federico Bertuccioli, ha portato avanti la sua linea davanti a giudice. «Si tratta di un illecito amministrativo e non di un reato, salvo che non ci si trovi in caso di pandemia conclamata. Cosa non riscontrata all’epoca dei fatti. Il Tribunale di Pesaro si era già espresso in questo senso su un caso simile assolvendo i genitori. Ho richiamato quella sentenza e sottolineato l’assenza di un profilo penale vista la mancanza di presupposti sanitari». Secondo una precedente sentenza «il provvedimento di sospensione non rientra nella categoria degli ordini dati dall’autorità per ragioni di tutela della salute pubblica, con conseguente impossibilità di prefigurare il presupposto della contravvenzione (Art.650)».
La coppia sollevata
In pratica il dirigente «ha l’obbligo di effettuare una segnalazione all’azienda sanitaria che attiverà un procedimento autonomo che può comportare una sanzione amministrativa o l’avvio di procedimenti di controllo sulla responsabilità genitoriale». Il giudice ieri ha assolto la coppia perché il fatto non costituisce reato. «Ho comunicato la decisione ai genitori, si sono tolti un peso e sono molto sollevati». Le motivazioni in 45 giorni.
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Corriere Adriatico