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PESARO Al San Domenico nessuno se n’era accorto. Tettoie molto simili alle lastre ondulate di eternit dominano indisturbate, da non si sa quanto tempo, sopra gli archi e le colonne dell’ex convento del ‘200. Sospetta presenza di amianto. Il dubbio è necessario, dal momento che non ci sono state ancora segnalazioni e analisi sanitarie dei tecnici.
Gli esperti
Ma la vista e le fotografie parlerebbero chiaro: «Bene per il restauro dell’ex convento, così toglieranno anche quelle coperture pericolose, speriamo», un commento degli esperti in materia che non si vogliono ancora sbilanciare troppo. La scoperta è di questi giorni perché lungo il perimetro dell’ex chiostro, quello con l’ingresso su via Branca, faceva da schermo la grande tettoia del Mercato delle erbe, una sorta di “coperchio” che non lasciava intravedere neppure il cielo.
“Bisogna che tutto avvenga in maniera corretta, adottando le misure necessarie: in genere si pittura l’eternit con una vernice protettiva e poi viene estratto una volta passate almeno 24 ore. È lì da tempo remoto e lo stato di conservazione potrebbe essere a rischio di sfaldamento”. La copertura più evidente è ampia circa 5 metri per 2, almeno a prima vista, si trova sui fabbricati che sormontano gli archi e il colonnato sostenuti da pannelli con fotografie della città. Mentre sul lato destro, la tettoia è per il momento sospetta, il materiale andrebbe verificato con maggiore attenzione. Sarà il comitato cittadino dell’Ona, l’Osservatorio contro l’amianto, a fare nei prossimi giorni un sopralluogo e dire ufficialmente la sua, quindi prendere i necessari provvedimenti, eventualmente segnalando all’Ast il materiale sospetto.
L’altra ipotesi
«Potrebbe trattarsi anche di una fibra in cemento, ma in questa zona del centro storico e di tale forma ci sarebbe soltanto eternit, che dal 1992 è fuorilegge. A differenza però di tanti altri casi, decisamente troppi, di rivestimenti pericolosi dove nessuno è ancora mai intervenuto, “pensiamo che qui l’eliminazione dell’amianto rientri nel complessivo intervento di recupero del San Domenico», è la saggia conclusione dei tecnici.
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Corriere Adriatico