Area ex Agip, spunta un atto del 1956. I consiglieri di FdI: «Il ripristino del giardino storico a carico dell'Eni»

Area ex Agip, spunta un atto del 1956. I consiglieri di FdI: «Il ripristino del giardino storico a carico dell'Eni». Nella foto il rendering del progetto di sistemazione approvato
FANO - Carta canta. E non da oggi ma da più di 67 anni. Era infatti il 4 aprile del ’56 quando trovava riflesso in una delibera di giunta l’intesa il tra Comune...

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FANO - Carta canta. E non da oggi ma da più di 67 anni. Era infatti il 4 aprile del ’56 quando trovava riflesso in una delibera di giunta l’intesa il tra Comune e l’allora Agip per l’utilizzo dell’area prospiciente la scuola “Corridoni”, dove aveva sede il giardino pensato da Mario De Renzi e che avrebbe successivamente ospitato un distributore.

 

La concessione in uso

Con quel contratto di concessione in uso, poi parzialmente convertito in contratto d’affitto, veniva consentito ad Agip «di sopprimere, a sua cura e spese, la fontana, le aiuole e i gabinetti pubblici esistenti e di modificare l’alberatura perimetrale», ma si stabiliva anche che «alla scadenza della concessione, o in qualunque momento per qualsiasi ragione rinunciasse alla concessione», per Agip scattasse «l’obbligo di rimettere in pristino, a sue cure e spese, l’area medesima».

Confortati da pareri legali, i consiglieri comunali di Fratelli d’Italia Tarsi e Pierpaoli non hanno dubbi che quel dispositivo imponesse, all’atto di dismettere la pompa di benzina, che Eni dovesse provvedere alla ricomposizione del giardino derenziano, secondo l’ipotesi di riutilizzo dello spazio «più ovvia e corretta da un punto di vista filologico, storico e culturale».

Che poi quelle clausole abbiano ancora valore, per gli esponenti di Fratelli d’Italia, che ricostruiscono la vicenda in una interpellanza, sarebbe attestato anche da atti più recenti, a partire dalla delibera di giunta del gennaio 2010 con cui il Comune «dava disdetta al contratto invitando Eni a lasciare l’area oggetto della concessione-affitto entro il 31/12/2011 ed a rimettere in pristino stato il suolo occupato».

Il contratto prorogato

Ne è nato allora un contenzioso che aveva poi spinto il Comune a posticipare l’estinzione del contratto a fine 2015, sulla base di un accordo raggiunto nel frattempo fra le parti in cui tuttavia il ripristino della conformazione originaria dell’area era di nuovo oggetto di «esplicito richiamo», sovrapponendosi agli obblighi aggiuntivi relativi a smantellamento degli impianti e bonifica dell’area. Per i legali che Tarsi e Pierpaoli hanno consultato è infatti «da escludere che l’accordo transattivo si configuri come “transazione novativa”» e dunque ne consegue che «rimangono salve le rimanenti clausole contenute nei precedenti contratti».

Anche il Comune sembrerebbe comunque essersi posto sulla stessa linea interpretativa se nella diffida inviata ad Eni nel giugno 2016, il dirigente comunale Celani aveva nuovamente sollecitato l’interlocutore «ad intervenire quanto prima nelle operazioni di messa in pristino stato». 

Il mancato indennizzo

Quel documento apre anche una finestra sulle somme dovute da Eni che sarebbe stata tenuta «al pagamento di un indennizzo pari al canone pattuito fino alla riconsegna dell’immobile ripristinato nell’originario stato di fatto» ed è anche su questo versante che Tarsi e Pierpaoli invocano chiarimenti, così come sulla scelta di orientarsi su un diverso progetto di riqualificazione finanziato con fondi Pnrr. Operazione che deve ora essere sbloccata dalla Sovrintendenza, il cui parere, sempre secondo Fratelli d’Italia, sarebbe stato da richiedere preliminarmente. 

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Corriere Adriatico