Schianto e fiamme nella notte in A14. Muore camionista originario di Ancona residente a Babbucce: paese sotto choc

Quello che resta del camion divorato dalle fiamme dopo lo schianto avvenuto sull'A14
RICCIONE Un colpo di sonno, forse un malore, poi lo schianto violentissimo contro le alte barriere laterali dell’autostrada, tanto da trasformare il suo camion in una palla...

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RICCIONE Un colpo di sonno, forse un malore, poi lo schianto violentissimo contro le alte barriere laterali dell’autostrada, tanto da trasformare il suo camion in una palla di fuoco. Atroce morte, subito dopo il casello autostradale di Riccione, in direzione Marche, per S. F. camionista di 60 anni residente a Babbucce di Pesaro con la figlia e il marito di lei. L’incidente è avvenuto intorno alle 4 di ieri mattina: quando i vigili del fuoco sono arrivati sul posto hanno trovato solo un groviglio di lamiere infuocate. 

 

 

Secondo le prime ricostruzioni l’autista, originario dell’Anconetano, avrebbe fatto tutto da solo. Nessun altro mezzo coinvolto lungo quel tratto di A14, cinquecento metri dopo l’uscita del casello, al chilometro 136. Dopo alcuni rallentamenti in direzione sud, alle 7.30 all’altezza dell’incidente non si sono più registrati problemi di traffico nonostante quel grosso ammasso di cenere e lamiere fumanti, quasi fuse dal calore sprigionato. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti invano, oltre ai vigili del fuoco, i soccorsi sanitari, le pattuglie della Polizia Stradale e il personale della Direzione 3° Tronco di Bologna di Autostrade per l’Italia. Secondo la ricostruzione fornita il pesante mezzo avrebbe perso il controllo in modo autonomo, ovvero senza la presenza di altri veicoli o camion. Il camionista probabilmente stava tornando a casa. L’autoarticolato, che come corriere espresso trasportava abitualmente del materiale da consegnare, ad un certo punto, dalla corsia di percorrenza ha cambiato traiettoria andando a impattare sulla parete fonoassorbente fuori dalla carreggiata. Il camion, per l’autista, si è trasformato così in una prigione senza via di scampo. Solo la targa del mezzo ha permesso agli agenti intervenuti sul posto di risalire all’identità del povero camionista. Sotto choc e stretti nel riserbo più totale sia la famiglia che i vicini di casa. 

 

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Corriere Adriatico