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FANO - «Sono incappato in una truffa bella e buona a causa della troppa fiducia che nutro nella gente». Così il regista Leandro Castellani, 88 anni, con quella amarezza interiore che prova una persona anziana rimasta vittima dei raggiri di un faccendiere di pochi scrupoli, ma con la dignità di colui che non confonde l’ingenuità con la morale, commenta la triste vicenda di cui è rimasto vittima: fidandosi di un consulente finanziario è stato privato di un patrimonio valutabile tra i 5 e i 6 milioni di euro. Ovvero gran parte di tutto quanto era stato messo da parte in una vita di successi cinematografici e televisivi.
Ristrutturazione bloccata
Raggiunta la tarda età Leandro ha progettato di tornare nella sua Fano e godersi la pace e la tranquillità della sua dimora nella selva di Fenile, per questo aveva iniziato la ristrutturazione della sua casa che ora procede a fatica e non senza pensieri di carattere economico. Tutto è accaduto due anni fa, quando l’operato di un consulente, a cui era stata affidata carta bianca sui beni della famiglia, si è tradotto in una fiducia malriposta.
«L’ho conosciuto tramite un avvocato di Roma molto noto che me lo aveva presentato come una persona abile, sicura e di grande professionalità – racconta Castellani –.
Le modalità del raggiro
Ha iniziato con la vendita dell’appartamento romano che si trova a due passi da viale Mazzini, nella vicinanza della sede Rai, che avrebbe dovuto assicurare al regista i mezzi per sistemare la casa fanese di Fenile e una rendita agiata per tutto il resto della sua vita. Così purtroppo non è stato. Secondo quanto riferito da Castellani stesso, una volta tornato a Fano ha iniziato a vedere il consulente con occhi diversi: il suo operato si stava facendo infatti più evasivo, i lavori di ristrutturazione della casa, una volta iniziati procedevano con difficoltà, gli stessi operai si lamentavano di non essere stati pagati, finché non è giunta l’amara sorpresa di essere stato privato di tutto.
«Rimasto in braghe di tela»
«A questo punto – ha aggiunto il regista – ho capito di essere stato truffato, rimanendo come si dice “in braghe di tela”; ho quindi presentato, tramite l’avvocato Gori di Pesaro una denuncia alla Guardia di Finanza che non ci ha messo molto a documentare come erano andate le cose». La vendita dell’attico di Roma di 400 metri quadri servita in parte a coprire un debito bancario ma per la parte residua incamerata dal consulente, compresa quella relativa alla vendita dei mobili e degli oggetti di arredo; la cessione delle quote societarie del complesso alberghiero diffuso di Montemaggiore al Metauro; la conversione di parte del patrimonio in lingotti d’oro attraverso una società di investimento costituiscono altrettanti elementi di ipotesi di reato di truffa di cui il consulente dovrà rispondere. Parte del patrimonio è stata recuperata dalla Finanza. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico