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FANO - Quando si tratta del disagio giovanile, «la vera emergenza è abitativa». Lo assicura Lara Ricciatti, responsabile di struttura a Casa Lucia, che si occupa di minori. «Molti dei minori stranieri non accompagnati – argomenta Ricciatti – quando compiono 18 anni hanno un lavoro, ma uscendo dalla comunità non sanno dove andare. Affitti non se ne trovano e anche qualora si scovasse qualche disponibilità, interviene il pregiudizio: sia sulla giovane età sia sulla nazionalità. Istituzioni, servizi e chiunque se ne voglia occupare dovrebbero intervenire, cercando soluzioni a favore dell’integrazione, tanto evocata ma raramente sostenuta».
I cardini di studio e socialità
Il dibattito sul disagio giovanile, soprattutto riguardo ai ragazzi originari di altri Paesi, ha ripreso vigore a Fano dopo recenti episodi che hanno suscitato preoccupazione.
La cooperativa Utopia
Casa Lucia è una struttura della coop Utopia, nata nel 2016 per l’intensificarsi del fenomeno migratorio, che oggi si occupa di richiedenti asilo politico, minori stranieri non accompagnanti, minori di qualsiasi nazionalità senza una famiglia e minori da collocare in struttura da parte dei Tribunali, di età compresa tra 15 e 18 anni. Finora sono state 160 le persone prese in carico. Un servizio sotto forte pressione, in tutti i sensi.
«Le chiamate – specifica Ricciatti – sono ormai molteplici e quotidiane, da ogni parte d’Italia. Servizi sociali o servizi di pronto intervento sociale ci contattano per sapere se abbiamo posto e quando sarà la prossima dimissione. È un errore sostenere che ci sia un’emergenza riguardante i minori stranieri non accompagnati, al tempo stesso si rilevano le criticità strutturali nel sistema di accoglienza: non ci vuole molto a capire che sia saltata la prima accoglienza. Arrivano ragazzi senza documenti, con la scabbia, che non parlano una sola parola di italiano».
La micro-criminalità
Ricciatti non si sottrae al tema della micro-criminalità, evidenzia la proficua collaborazione con forze dell’ordine e servizi sociali del Comune, ma invita a non fare di tutta un’erba un fascio e di conseguenza a evitare «stucchevoli polemiche politiche sulla pelle degli esseri umani», aggiungendo: «Abbiamo visto sia percorsi assolutamente positivi sia percorsi falliti».
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