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I rischi
«Gli interventi per il trapianto che dovrò affrontare non sono privi di rischi – dichiara Maurizio -.
La vicenda sanitaria di Maurizio inizia lo scorso anno. «Mi sento anche fortunato - sottolinea -. Per una gamba gonfia, sono venuto al pronto soccorso di Urbino, pensavo che fosse un trombo, invece mi hanno trovato le vene chiuse. Ho anticipato l’infarto». Fu subito trasferito all’ospedale regionale di Torrette di Ancona. «A gennaio mi hanno operato per l’applicazione di due bypass, dovevano essere tre ma su un’occlusione non sono intervenuti perché troppo pericoloso. Passano i mesi e lo sterno non mi si riattaccava tanto che con un colpo di tosse lo sentivo muovere. Mi aprono per la seconda volta per rinsaldare meglio lo sterno. Si sono accorti che c’era una piccola sacca di pus del primo intervento. Mi hanno ripulito e richiuso ma il dolore non passava. Mi rimandano a Urbino».
La consulenza
Da un foro del drenaggio continuava a uscire pus. «Torno in ospedale per una consulenza. Mi dicono che occorrerà operare di nuovo. A Torrette quattro giorni: non mi hanno fatto nulla perché tutto si sarebbe sistemato da solo». Trascorrono i mesi ma il dolore resta. «Vado a Cotignola per una visita e mi dicono che tutto il ferro che mi hanno messo preme in qualche nervo e dà dolore alla schiena. Mi ricoverano a Bologna e operandomi è uscito il mondo tra ferro e pus. Tanti antibiotici ma i reni stavano rovinandosi. Ho preso un batterio che si è annidato e mi ha provocato osteomielite. Ce l’ho dentro le ossa e nessun antibiotico può agire. L’unica cosa è il trapianto. Avrei dovuto farlo a gennaio. Ora a Padova. Dovrei accelerare tutto. Potrei partire solo fra 15 giorni se va bene. Ma devo sottopormi ad altri test fondamentali. Intanto, sono in attesa qui in osservazione, su una barella».
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Corriere Adriatico