Pesaro, non solo le due sorelle: spuntano altri truffati dall'imprenditore che ristruttura e vende appartamenti

Pesaro, non solo le due sorelle: spuntano altri truffati dall'imprenditore che ristruttura e vende appartamenti
PESARO - Condannato per truffa pochi giorni fa per aver venduto degli appartamenti di due sorelle senza dar loro un euro. Ma si scopre che non è l’unico caso...

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PESARO - Condannato per truffa pochi giorni fa per aver venduto degli appartamenti di due sorelle senza dar loro un euro. Ma si scopre che non è l’unico caso perché c’è chi ha avuto un precedente ed è pronto a intentare una nuova causa. Ne abbiamo parlato pochi giorni fa. Lorenzo Rivera, 47 anni, imprenditore che a Pesaro aveva avviato una ditta edile, è stato condannato a 6 anni e 8 mesi per il reato di truffa aggravata e appropriazione indebita. Una stangata. Il motivo? Secondo le carte avrebbe ricevuto 371 mila euro da due sorelle pesaresi (87 e 76 anni) per la ristrutturazione dell’immobile e ricavarne 4 appartamenti da mettere sul mercato. Poi avrebbe “indotto” le due a conferirgli la procura di vendere gli immobili e quindi incassato 430mila euro per la alienazione degli appartamenti “senza corrisponderla alle sorelle”. Il tutto con “artifizi e raggiri”. 


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Per l’accusa si tratta di un “ingiusto profitto con danno patrimoniale alle persone offese di rilevante gravità”. Le sorelle non solo non hanno visto un euro. Ma hanno patito un “forte sgomento” anche perché i 430mila euro a cui sono stati venduti i 4 appartamenti “rappresentano una cifra esigua rispetto ai 990 mila euro promessi inizialmente dall’imprenditore alle due sorelle”. Ma un lettore ci ha contattato e portato a conoscenza di altro. L’imprenditore a marzo aveva già subito una condanna a 1 anno e 8 mesi. Era accusato di appropriazione indebita di 30mila euro per aver incassato un preliminare di vendita di un appartamento. 
 
«Anche in quel caso – racconta un parente della vittima che vuole rimanere anonimo – si fece firmare una procura speciale per poter vendere l’appartamento in viale Trieste. Ma nonostante la revoca della procura, si è tenuto i 30mila euro della caparra». Nelle motivazioni della sentenza di condanna si legge che l’imprenditore “si è astenuto da qualsiasi contatto con i proprietari dell’immobile, comportamento che denota il suo rifiuto di adempiere e la volontà di trattenere il denaro, appropriandosene in via definitiva”. Durante il dibattimento «si è rifiutato di rendere qualunque spiegazione». E i giudici scrivono anche che “emergono gravi e specifici precedenti penali di una personalità incline a condotte analoghe e volte a trarre profitto da attività delittuose”. Si parla quindi di una “recidiva specifica reiterata entro i cinque anni dal fatto”. 
Il precedente

Ma ci sarebbe altro. «Siamo pronti ad andare fino in fondo perché poi l’appartamento fu venduto a oltre 300mila euro ma l’imprenditore non ha dato nulla alla nostra famiglia. In parte sono stati recuperati tramite l’acquirente ma restano oltre 150mila euro che non abbiamo mai visto. Si tratta di un grave danno patrimoniale per la famiglia, non parliamo di spicci. È un personaggio che va fermato e che ha truffato gente onesta come dimostrano queste sentenze». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico