Stalker assolto, vessazioni per soli 20 giorni. Non accettava la fine del matrimonio e ha pedinato l’ex moglie

Un'aula di Tribunale
PESARO - Una ventina di giorni di messaggi, chiamate, inseguimenti. Ma l’accusa di stalking cade. Lui è un 47enne peruviano che era stato condannato a un anno e otto...

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PESARO - Una ventina di giorni di messaggi, chiamate, inseguimenti. Ma l’accusa di stalking cade. Lui è un 47enne peruviano che era stato condannato a un anno e otto mesi per i reati tra cui violenza sessuale, violenza, maltrattamenti. Ma nei giorni successivi al divorzio ha continuato a sentire la ex, con troppa insistenza. Messaggi, chiamate, senza tregua per quasi un mese. 

 


Tanto che era partita una nuova denuncia per atti persecutori. Lei se lo trovava davanti in ogni situazione, fuori casa, al lavoro, al bar. Non si rassegnava alla fine della loro storia, fino a minacciare il nuovo compagno di lei. Secondo l’accusa monitorava gli spostamenti della ex moglie, la seguiva continuamente tanto da procurarle uno stato di ansia e paura «ingenerando un fondato timore per la propria incolumità al punto da indurre la donna a modificare le proprie abitudini». Tutto era iniziato un anno fa quando lui aveva visto la ex con un altro. Si era avvicinato e lo aveva aggredito strappandogli poi il cellulare dalle mani per evitare che potesse chiamare le forze dell’ordine. 


Il telefono fu scaraventato a terra. E’ stato solo l’inizio di una serie di episodi. Perché era stato visto nascondersi dietro la propria auto, sotto casa della ex, per controllarne le uscite. Poi il litigio sotto casa, con lui che la pregava di tornare con lei. Ma la donna, impaurita, si rifugiò a casa dicendogli che avrebbe chiamato le forze dell’ordine. 
Ma lui imperterrito non desistette. Lei scappò al lavoro e se lo trovò nuovamente davanti. Riuscì ad evitarlo entrando nell’ufficio. In un’altra occasione lui la intimò di salire in auto, ma lei riuscì a negarsi e scappare. Episodi continui e reiterati, anche più volte nello stesso giorno. Non solo al lavoro ma anche in altri contesti come al bar e altri locali. Lui la pregava di tornare insieme e le diceva di non poter sopportare che lei avesse un altro. In quell’occasione lui avrebbe tentato di baciarla. E ancora le minacce al nuovo compagno intimandogli di stare lontano dalla donna, altrimenti l’avrebbe picchiato. Lei ha trovato il coraggio di denunciare tutto per far finire la storia. La donna si è costituita parte civile ed è difesa dall’avvocatessa Isabella Pasqualini. Ieri la sentenza con il pubblico ministero che ha chiesto 1 anni e 6 mesi di condanna. Ma il giudice lo ha assolto perché il fatto non sussiste. 


L’imputato è difeso da Alessandro Pagnini che sottolinea: «Purtroppo quando una famiglia va in frantumi non ci sono mai vincitori né vinti, ma ovviamente siamo molto soddisfatti. Credo sia stato riconosciuto all’imputato di avere tentato di salvare il proprio matrimonio, senza tuttavia trascendere in condotte tipiche persecutorie. Parliamo di 20 giorni in cui voleva provare a recuperare il rapporto, dunque un periodo limitato e non tale da far cambiare le condotte di vita alla ex».
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Corriere Adriatico