Pesaro, sfuma "l'incarico" e loro minacciano l'avvocato: condannati

Pesaro, sfuma "l'incarico" e loro minacciano l'avvocato: condannati
PESARO - Minacce ad avvocata, condannati i due imputati per tentata estorsione. Facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati alla sentenza di ieri mattina. Un...

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PESARO - Minacce ad avvocata, condannati i due imputati per tentata estorsione. Facciamo un passo indietro per capire come si è arrivati alla sentenza di ieri mattina. Un moldavo di 34 anni e un italiano di Auditore di 42 anni sono stati accusati di tentata estorsione in concorso perché prima avrebbero accettato la proposta di un ragazzo bulgaro, che per conto dell’avvocata, avrebbe chiesto loro di mettere in pratica un’aggressione nei confronti di un altro avvocato. L’obiettivo era, secondo le indagini, quello di aggredirlo per fargli cessare di svolgere l’attività forense. Un attacco che sarebbe stato ricompensato con 4-5mila euro. Ma le cose poi hanno preso un’altra piega perché il bulgaro ha fatto sapere ai due che la professionista rinunciava alla commissione dell’aggressione. I due, per tutta risposta, avrebbero minacciato gravi ritorsioni nei confronti dell’avvocatessa e del tramite, il ragazzo bulgaro, qualora non avessero comunque dato 1500 euro a titolo di “ristoro del disturbo” e delle spese sostenute per l’organizzazione dell’aggressione

  

 Minacce che si sarebbero esplicitate in più incontri, almeno tre. Ma il ragazzo bulgaro non ha retto alle minacce e si era presentato dai carabinieri per denunciare il tutto. Si era aperta anche un’indagine nei confronti del legale ma era stata archiviata. Ieri mattina il pubblico ministero Giovanni Narbone ha sottolineato nella requisitoria le tante contraddizioni emerse nell’ascolto degli imputati e delle parti offese. E ha chiesto 2 anni e 8 mesi per entrambi gli imputati. Ma il collegio ha condannato il moldavo a 3 anni e il 42enne di Auditore a 3 anni e sei mesi. L’avvocato, Salvatore Asole si è detto «sorpreso, per una tentata estorsione, vedere delle pene così aumentate rispetto alla richiesta del pm. Evidenziamo troppe contraddizioni in questo caso, e non capiamo come mai l’avvocata sia stata ammessa ad essere parte civile. Di fronte a queste condanne ci saremmo aspettati un risarcimento alto, invece parliamo di 500 euro per l’avvocatessa e altrettanti per il bulgaro. Vedremo le motivazioni e ricorreremo in appello». Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico