Pesaro, lei lo lascia, lui mette in rete le sue foto sexy: condannato per revenge porn, dovrà risarcire la ex

Pesaro, lei lo lascia, lui mette in rette le sue foto sexy: condannato per revenge porn, dovrà risarcire la ex
PESARO - Lei lo lascia, lui per vendetta mette in rete le foto hot della ex. Ieri la sentenza di condanna per un processo che vede imputato un 24enne accusato di diffusione...

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PESAROLei lo lascia, lui per vendetta mette in rete le foto hot della ex. Ieri la sentenza di condanna per un processo che vede imputato un 24enne accusato di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti. Un caso di revenge porn che prende le mosse da una relazione tra l’imputato e una ragazza di 23 anni.

 

I due si sono frequentati, ma quando la storia ha iniziato a scricchiolare e lei gli ha comunicato l’intenzione di lasciarlo, lui ha postato su Facebook delle immagini che ritraevano lei nuda, intenta a delle carezze intime. Almeno cinque immagini che aveva carpito tramite gli screenshot di una videochiamata intercorsa tra i due in passato. Una telefonata bollente che non si è chiusa allo spegnimento della telecamera. Una videochiamata che sarebbe dovuta rimanere privata, un gioco tra due fidanzati. Lui, a insaputa di lei, aveva scattato quelle foto in cui si vedeva anche il suo volto, oltre al contesto piccante. E le ha utilizzate in seguito mettendole sul proprio profilo social con l’intento di screditarla e di umiliarla. Foto che sono state viste da più persone e hanno provocato dolore e frustrazione nella giovane. La ragazza ha vinto il comprensibile muro del senso del pudore e ha sporto denuncia. Partire e le indagini, si è arrivati al processo. Durante l’istruttoria lei ha confermato tutte le accuse. Ha ripercorso i fatti che l’hanno provata particolarmente. Poi le testimonianze di chi ha portato avanti le indagini. La giovane si è costituita parte civile tramite l’avvocata Alessandra Angeletti che ha chiesto un risarcimento di 10mila euro. Ieri il pubblico ministero ha chiesto 1 anno e 8 mesi oltre a 7000 euro di multa. Il giudice dopo una breve camera di consiglio lo ha condannato a 8 mesi di reclusione e a 4000 euro di multa considerando le attenuanti prevalenti alle aggravanti. Il risarcimento danni è da determinarsi in sede civile.

 

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Corriere Adriatico