Pesaro, vuole correggere le orecchie a sventola, ma il chirurgo estetico non la soddisfa: aggredisce l’assistente, condannata

Pesaro, vuole correggere le orecchie a sventola, ma il chirurgo estetico non la soddisfa: aggredisce l’assistente, condannata
PESARO Si rivolge al centro medico per la chirurgia estetica alle orecchie. Insoddisfatta del risultato aggredisce l'assistente del medico. Ieri la sentenza che ha condannato...

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PESARO Si rivolge al centro medico per la chirurgia estetica alle orecchie. Insoddisfatta del risultato aggredisce l'assistente del medico. Ieri la sentenza che ha condannato la donna a 6 mesi, pena sospesa. Il caso riguarda una 30enne albanese che aveva subito ben due interventi per correggere e limitare l’effetto delle cosiddette orecchie a sventola che mal sopportava. Il chirurgo plastico aveva operato ma si era raccomandato sul fatto che la paziente dovesse tenere per un mese una fascia a copertura delle orecchie in modo tale che la colla potesse far presa e quindi avvicinare le orecchie ed eliminare l’effetto che lei considerava antiestetico.

 

Insoddisfatta del risultato si era presentata al centro medico pesarese per una terza volta, ma qui le cose sono precipitate. Il medico aveva sottolineato che una terza operazione sarebbe comunque non andata a buon fine se la paziente non avesse tenuto la fascia, così i toni si sono scaldati la donna ha iniziato a dare in escandescenze rivolgendosi in particolare all’assistente del medico chirurgo plastico. Avrebbe preso una pietra in uno dei vasi delle piante ornamentali dello studio e avrebbe minacciato. «Ti spacco la faccia».

Le due donne erano a stretto contatto tanto che quando la paziente ha brandito la pietra, la assistente ha fatto per ripararsi: un frangente in cui ha rimediato un taglio che le è costato tre punti di sutura. Di qui la denuncia per lesioni e minacce e ieri il processo davanti al giudice monocratico. La 30enne, assistita dall’avvocato Massimiliano Giacumbo, ha raccontato la sua versione, ammettendo il pomeriggio concitato ma negando la circostanza della pietra. Il pubblico ministero ha chiesto 9 mesi di condanna mentre il giudice ha optato per una condanna a 6 mesi con pena sospesa. La parte offesa non si è costituita parte civile.

 

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Corriere Adriatico