Pesaro, operai in "distacco" ed evasione fiscale: guai e maxi multa per le aziende

Pesaro, operai in "distacco" ed evasione fiscale: guai e maxi multa per le aziende
PESARO – Usavano dipendenti trovati in Italia per lavorare in Italia, ma usando in maniera disinvolta il meccanismo del “distacco” pagavano le tasse, più...

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PESARO – Usavano dipendenti trovati in Italia per lavorare in Italia, ma usando in maniera disinvolta il meccanismo del “distacco” pagavano le tasse, più basse, all’estero. I Carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro hanno trovato unidci dipendenti “irregolari” e svelato una corposa elusione fiscale: maxi multa ad un’azienda.

La verifica cominciata nel secondo semestre 2017 è stata di recente chiusa con l’irrogazione di sanzioni amministrative connesse con il distacco transnazionale di lavoratori non genuino. In particolare sono state controllate nr 2 aziende (una italiana ed un'altra straniera operante in Italia) le quali si erano accordate per la somministrazione (fornitura) transnazionale di lavoratori stranieri in Italia. L’azienda straniera autorizzata alla somministrazione/fornitura transnazionale di manodopera, adottava il regime contributivo e fiscale del paese di origine, seppur come accertato dalle indagini svolte dai Carabinieri (coadiuvati dall’INPS ed INAIL),  gli operai  (la maggior parte reperiti in Italia) secondo la cosiddetta modalità del «distacco», lavoravano stabilmente e da tempo presso ditte italiane (in alcuni casi anche residenti in Italia con la propria famiglia). Grazie alla loro attività investigativa invece i Carabinieri del NIL di Pesaro hanno scoperto 11 i lavoratori irregolarmente somministrati poiché assunti dalla ditta distaccante e da considerarsi alle dirette dipendenze del datore di lavoro distaccatario (ditta italiana). Hanno così elevato sanzioni amministrative per un importo totale di euro 40.000 euro circa (euro 20.000 circa per azienda distaccante/distaccataria). Nell’ambito del contesto ispettivo è stata accertata anche un evasione contributiva di circa 200 mila euro.     Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico