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E il pm ha aperto un fascicolo contro quella badante.
Anche le spese per il cane sarebbero state pagate con il bancomat dell’anziano che assisteva. Oltre a quelle del dentista per il marito e altre voci del suo bilancio famigliare. Più altre elargizioni. Il difensore dell’imputata, l’avvocato Pamela Pasquini, ha scelto il rito abbreviato condizionato dall’ascolto di un notaio e di un avvocato. E ha contestato le accuse dimostrando che i soldi non erano finiti nel conto della donna. Che aveva anche restituito la casa. I figli non si sono costituiti parte civile. Tutto sarebbe cominciato quando la badante era entrata in casa loro per assistere la mamma malata. Ma dopo appena un mese, la madre era morta. L’incarico della badante sarebbe finito. E invece il vedovo aveva chiesto alla badante di occuparsi di lui.
I figli
Nel frattempo, i tre figli erano venuti a sapere di quei finanziamenti a favore della badante. E del testamento con cui il padre le lasciava la propria casa. Il pm ha chiesto 1 anno 4 mesi e 20 giorni di condanna. Ma il giudice ha assolto la donna. «È stato appurato che il fatto non esistesse e la badante è stata assolta. Si chiude così una penosa vicenda durata due anni» sottolinea il legale Pasquini. Leggi l'articolo completo su
Corriere Adriatico