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PESARO - Condannato a 8 anni per aver molestato la nipote bambina. Ieri il collegio del tribunale di Pesaro ha letto la sentenza per un uomo di circa 60 anni, rinviato a giudizio con la pesantissima accusa di aver molestato sessualmente la nipote che all’epoca dei fatti aveva appena 10 anni. Una situazione che sarebbe andata avanti per un paio di anni.
Palpeggiamenti e approcci che hanno lasciato inerme la povera bambina. Tutto sepolto nella memoria, un urlo indelebile inizialmente soffocato. Ma sempre presente, come un tarlo.
Lo zio, catechista, ha una precedente condanna per reati simili, dei palpeggiamenti nei confronti di un minore in palestra, per il quale era già stato condannato a 6 mesi. Per la famiglia uno choc, ma si tratta di un elemento che l’accusa ha ritenuto essere un valore importante. Le indagini sono andate avanti finchè la minore è stata sentita durante un incidente probatorio in cui ha raccontato quell’incubo. Il giudice l’ha ritenuta credibile, affidabile e capace di testimoniare. Sul caso è intervenuto anche il tribunale dei minori. Poi si è incardinato il procedimento. L’imputato nel corso del dibattimento ha negato tutto, così anche sua moglie che ha confermato che i due non sarebbero mai stati insieme da soli.
La pm Silvia Cecchi ha sempre ritenuto attendibile la bambina e ha chiesto 8 anni. Ieri il collegio ha condannato l’uomo a 8 anni, l’interdizione dai pubblici uffici e a fine pena il divieto di operare in organizzazioni a contatto con i minori. La famiglia della ragazzina si è costituita parte civile tramite gli avvocati Silvia Remedia e Marilù Pizza e ha avanzato una richiesta di risarcimento di 50mila euro per la figlia, 30 mila per la madre e 60mila per il padre. Il collegio ha riconosciuto 20 mila euro per la bambina e 5 mila ciascuno per i genitori.
«L’importante è che ci sia stata giustizia – spiega l’avvocatessa Pizza al termine dell’udienza– la bambina ha passato momenti terribili ed è stata ritenuta credibile. Un fatto gravissimo che ha scosso questa ragazzina. Attendiamo le motivazioni della sentenza». La famiglia, dopo aver passato tante traversie si è anche vista costretta a cambiare casa e trasferirsi altrove visto che viveva in una bifamiliare assieme allo zio.
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Corriere Adriatico