Figlia schiavizzata sul lavoro, picchiata e umiliata fino alla fuga in treno: padre padrone a processo

Pesaro, figlia schiavizzata sul lavoro, picchiata e umiliata fino alla fuga in treno: padre padrone a processo
PESARO - Finisce a processo per maltrattamenti in famiglia. Frasi e insulti alla figlia minorenne, nel loro negozio nel Pesarese: un market cinese. A giudizio, davanti al giudice...

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PESARO - Finisce a processo per maltrattamenti in famiglia. Frasi e insulti alla figlia minorenne, nel loro negozio nel Pesarese: un market cinese. A giudizio, davanti al giudice monocratico, un 50enne della repubblica popolare cinese. Una escalation che ha portato la ragazzina a denunciare le ingiustizie subite.

 

L’uomo si sarebbe rivolto alla figlia, all’epoca dei fatti minorenne, con frasi come: «Sei una buona a nulla, sei una poco di buono, non fai mai niente». E ancora: «Da grande finirai per strada, nessuno ti vorrà al lavoro». Secondo l’accusa avrebbe costretto la figlia a estenuanti turni di lavoro nel negozio di famiglia, obbligandola a compiere lavori pesanti anche all’interno del loro magazzino. Merce pesante da spostare, al pomeriggio, di sera e persino di notte. Orari e impegni che avrebbero distratto la ragazzina anche dagli impegni scolastici. Sarebbe bastata una disattenzione, un errore o qualche inciampo per deridere, denigrare e aggredire verbalmente e anche fisicamente la figlia. Pizzicotti, calci, pugni e nocche sulla testa per richiamarla ai suoi “errori”. Situazioni che si sarebbero ripetute tanto che la povera ragazzina avrebbe avuto diversi ematomi e segni in varie parti del corpo. Non solo, anche emicranie, costretta a vivere in un clima di costante timore. Una pentola a pressione esplosa nel giorno in cui la ragazzina, umiliata, impaurita e prostrata, ha preso un treno per fuggire da quell’incubo fatto di “prevaricazioni e umiliazioni”. La prima volta verso sud, da alcuni amici di famiglia. Non era bastato perché le situazioni si sono ripetute e il sentimento di paura era crescente. Tanto che la fuga si è ripetuta: a 15 anni si era diretta a Forlì dove alla stazione dei carabinieri ha raccontato tutto. Non è tutto, perché grazie a una amica coetanea la ragazzina ha chiamato anche il Telefono Azzurro per chiedere aiuto. La denuncia ha fatto il suo corso, sono seguite le indagini e il padre è finito a processo. Ieri sono stati ascoltati i testi che hanno rappresentato quanto successo. L’udienza è stata aggiornata a novembre per la discussione e la sentenza.

 

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Corriere Adriatico