Arrestato a Mosca il magnate russo con il buen retiro nella villa da sogno sul colle Ardizio

Pesaro, arrestato a Mosca il magnate russo con il buen retiro nella villa da sogno sul colle Ardizio
PESARO - Acquistò una meravigliosa villa sul colle Ardizio dopo averle dato un’occhiata, calcolato la distanza dal mare, l’estensione della tenuta agricola,...

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PESARO - Acquistò una meravigliosa villa sul colle Ardizio dopo averle dato un’occhiata, calcolato la distanza dal mare, l’estensione della tenuta agricola, staccando nell’arco di un’ora un assegno da 4 milioni di euro. Portato da Mosca a Pesaro dai fasti del Rof, Boris Spiegel, il facoltoso industriale farmaceutico con la passione per la musica e per l’arte, all’epoca 60enne, dal 2011 al 2017 è stato uno dei leggendari russi che hanno trascorso il mese d’agosto a Pesaro richiamati da Rossini.

 

Lo scorso 20 marzo Boris Spiegel, ebreo russo, proprietario di Villa Oliva, è stato arrestato a Mosca su mandato del comitato investigativo russo, in relazione a un’indagine sulla corruzione. Avrebbe consegnato a Ivan Belozertsev, governatore della regione russa di Penza a circa 300 miglia a sud-est di Mosca, oltre 31 milioni di rubli in tangenti, secondo quanto riferito da Ria Novosti, agenzia di informazioni internazionali, per favorire gli interessi del gruppo farmaceutico Biotech di cui Spiegel è proprietario. Si tratta di una delle industrie farmaceutiche più grandi della Russia. 

Le passioni

Boris e sua moglie Evgenia sono stati protagonisti di pagine di sfarzo e generosità della vita pesarese. Socio degli Amici del Rof Spiegel si presentò a un incontro del sodalizio chiedendo quale fosse stata la donazione più importante ricevuta a sostegno del Festival. Gli dissero 9mila euro e lui ne sganciò 10. Nel corso dei lavori di Villa Oliva, acquistata dai discendenti del generale Melchiorri, nell’ottobre del 2011, emerse un’urna ebraica che l’industriale e politico, fece restaurare per poi donarla alla Sinagoga di via delle Scuole. Il magnate-mecenate si muove da anni scortato da due guardie del corpo e da tre medici, in parte per la sua nota ipocondria, ma nel tempo anche per una serie di patologie subentrate. Per dirla senza giri di parole la sua presenza a Pesaro insieme alla famiglia, la moglie Evgenia e la figlia Svetlana, movimentava un discreto giro di denaro. Sono rimaste nella storia anche le cene offerte a Villa Oliva nelle sere del Rof. Ha fatto epoca quella dell’agosto 2017 quando, omaggiando lo Stabat Mater che chiuse l’edizione, Boris allestì una grande festa in villa e tutta la location fu illuminata da centinaia di candele sorrette da enormi e preziosi candelabri. Catering stellare e così via.

L’inchiesta

Gli investigatori russi sostengono che Belozertsev abbia accettato (tra gennaio e settembre 2020) denaro e oggetti di valore per 415.245 dollari da Spiegel e da sua moglie Evgenia che è stata a sua volta arrestata. Scarsissime le informazioni su quanto accaduto dopo l’arresto di Spiegel. Di certo è già stato interrogato come testimonia una foto che lo vede uscire dal Tribunale di Mosca in barella, dopo essere stato colpito da un malore. Spiegel, attraverso le tangenti, avrebbe ottenuto per la sua Biotech, una corsia preferenziale per i contratti governativi relativi alla fornitura di farmaci alle strutture sanitarie della regione di Penza. Come l’anno delle presunte tangenti suggerisce, sullo sfondo dell’inchiesta ci sarebbe il vaccino Sputnik V, il vaccino anti Covid di fabbricazione russa. La Biotech ha una sede a Lugano, l’Adienne Pharma & Biotech, che a sua volta possiede un sito produttivo in Italia a Caponago, nella provincia di Monza e Brianza. E proprio lo scorso 9 marzo è stato firmato un accordo tra l’azienda biofarmaceutica svizzera Adienne Pharma & Biotech e il fondo governativo russo per la produzione in Italia dello Sputnik V la cui attività potrebbe partire a luglio. Ora, dopo l’arresto di Spiegel e moglie anche questo accordo potrebbe scricchiolare.
 

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Corriere Adriatico