Pesaro, gemelli con l'utero in affitto in Ucraina, coppia alla sbarra. Il giudice: non si può procedere

Pesaro, gemelli con l'utero in affitto in Ucraina, coppia alla sbarra. Il giudice: non si può procedere
PESARO - Coppia finisce sotto processo per una presunta violazione della legge sulla maternità surrogata, arriva la sentenza: per il giudice non si può procedere se...

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PESARO - Coppia finisce sotto processo per una presunta violazione della legge sulla maternità surrogata, arriva la sentenza: per il giudice non si può procedere se non dietro autorizzazione del ministero di Grazia e Giustizia. E' la storia di due coniugi sulla cinquantina, pesaresi, genitori di due gemelli avuti da una donna ucraina che ha accettato di portare in grembo l'embrione ottenuto con fecondazione eterologa. In Ucraina la gestazione per conto di altri è una pratica legale, ma non lo è in Italia.


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Una volta che marito e moglie sono rientrati in Italia con l'iscrizione all'anagrafe, la procura ha voluto vederci chiaro tanto che la coppia è stata rinviata a giudizio secondo l'articolo 12 della legge 40 del 2004. In pratica il testo parla di divieto a chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità. Secondo la procura ci sarebbe stato un accordo con terze persone, avendo attivato una serie di condotte iniziate in territorio italiano e proseguite in territorio ucraino mediante l'utilizzo di strutture sanitarie straniere, di un notaio all'estero e con la signora che ha poi portato avanti la gravidanza per conto della coppia. Rientrati in Italia nel 2016 i genitori avevano la dichiarazione della donna autenticata che attribuiva la maternità alla pesarese. Per la coppia l'accusa che è stata formulata parla di concorso di surrogazione di maternità di tipo eterologo. Ma il contesto giuridico in questo caso è un vero ginepraio.
 
Perché la legge dice espressamente chiunque realizzi tale pratica. E qui interviene il diritto perché se la madre surrogata e la clinica hanno ruoli attivi, ci sarebbe un forte interrogativo sui genitori. Sono parte attiva? In che misura? Un caso dunque quello di Pesaro che potrebbe fare giurisprudenza. E proprio di questo aspetto si è discusso in aula, a porte chiuse, perché i genitori, dopo essere stati rinviati a giudizio lo scorso ottobre, hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Così sono finiti davanti al tribunale monocratico di Pesaro.


La pena secondo a quanto dispone la legge sarebbe molto salata. Si parla infatti di un reato punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila euro fino a un milione di euro. La coppia era presente ieri mattina in aula ed era assistita dall'avvocato Diana Maria Castano Vargas. A rappresentare la procura il pubblico ministero Silvia Cecchi che ha chiesto una condanna a 40 giorni e 300mila euro di multa contestando che tutto l'iter è nato comunque in Italia anche se si è poi concluso all'estero. Il giudice dopo una quindicina di minuti di camera di consiglio ha espresso il verdetto. Non si può procedere perché il fatto è comunque avvenuto all'estero e per la legge italiana serve una autorizzazione dal ministero di Grazie e Giustizia per poter procedere. Al termine dell'udienza abbracci e sospiri di sollievo per la coppia. La procura, una volta lette le motivazioni della sentenza, è pronta a impugnare il verdetto.
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Corriere Adriatico