Picchiato perchè gay fuori dalla disco, ma il giudice non riconosce l'aggravante dell'omofobia

Picchiato perchè gay, ma il giudice non riconosce l'aggravante dell'omofobia
PESARO - Ragazzo picchiato fuori dalla discoteca perché gay, non ammesse come parti civili nel processo Arcigay, Anpi e Gens Nova.  ...

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PESARO - Ragazzo picchiato fuori dalla discoteca perché gay, non ammesse come parti civili nel processo Arcigay, Anpi e Gens Nova. 


Era il 13 ottobre del 2019 quando accaddero i fatti. A finire sul banco degli imputati tre giovani accusati di lesioni personali aggravate dal “motivo abietto della discriminazione sessuale” e atti persecutori. Si tratta di un 20enne albanese, operaio, pregiudicato, un 27enne di origini napoletane, studente, pregiudicato e una ragazza di Cattolica, studentessa di 27 anni, tutti di Vallefoglia.

 

«Brutto gay! Qui non puoi stare in questo locale. Vattene via o ti ammazzo» urlavano picchiandolo. Arcigay Agorà Pesaro-Urbino esprime tutta la sua «delusione riguardo la decisione del Tribunale di Pesaro di non riconoscere l’aggravante omofobica nel reato commesso contro un proprio iscritto, studente a Urbino, attaccato verbalmente e fisicamente nei pressi della discoteca Il Colosseo di Montecchio. È evidente dagli atti che gli aggressori non conoscevano la vittima, che hanno attaccato solo perchè riconosciuta come gay. Come è possibile non vedere l’aggravante di omofobia qui? 
È stata persino respinta la nostra richiesta, assieme a quelle di Anpi e Gens Nova, di costituzione di parte civile. Il giudice non riconosce quale danno materiale avremmo subito. Partiamo dal presupposto che il danno lo si dimostra in corso di processo e non prima. Ribadiamo che se si attacca una persona perché fa parte di una minoranza, in questo caso quella LGBT+, proprio perchè fa parte di suddetta minoranza, l’attacco non è solo personale ma riguarda la comunità LGBT+ tutta dunque pure noi di Arcigay. Provocatoriamente invito la comunità LGBT+ di Pesaro e Urbino a farsi picchiare in Provincia di Rimini dove le aggravanti omofobiche vengono riconosciute in processi simili – chiude il presidente Arcigay Giacomo Galeotti - Ci riserviamo il diritto di eventuali ricorsi con i nostri avvocati e continueremo a sostenere tutte le vittime di omolesbobitransfobia come abbiamo sempre fatto».


L’avvocato Marco Defendini, difensore di uno degli imputati invece sottolinea: «Si è trattato di una lite e discussione tra ragazzi senza alcun intento di discriminazione della persona offesa o di qualsivoglia diritto di associazioni o enti».

 

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Corriere Adriatico